L’Aias compie 60 anni e regala alla cittadinanza un concerto della Banda Faber

Barbara Fenotti
Il sodalizio fondato nel 1964 per dare assistenza alle persone spastiche ha organizzato una serata per tutti venerdì 17 maggio al teatro Sociale
Un concerto per i 60 anni di Aias Brescia
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Sarà un compleanno in musica per la sezione provinciale dell’Aias, l’Associazione italiana assistenza spastici. Il sodalizio fondato nel 1964 da un gruppo di genitori e da Albino de Tavonatti, allora vicesindaco del Comune di Brescia, compie 60 anni e regala ai propri associati e alla cittadinanza un concerto della Bandafaber, in programma venerdì 17 maggio alle 20.30 al Teatro Sociale (ingresso libero su prenotazione entro il 13 maggio qui, per info: aiasbrescia@gmail.com).

L’iniziativa è patrocinata dalla Loggia e ha il sostegno della Bcc Agrobresciano. «Il concerto vuol essere un’espressione di gratitudine e una occasione di riconoscimento da parte di Aias Brescia nei confronti della comunità bresciana – spiega il presidente dell’associazione, Michele de Tavonatti, figlio del fondatore Albino – per il sostegno ricevuto negli anni attraverso donazioni e lasciti che hanno reso possibile alimentare la vitalità dell’associazione e la realizzazione di innumerevoli progetti di varia portata ed entità in favore della disabilità».

La conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa di Aias
La conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa di Aias

Da oltre mezzo secolo Aias Brescia promuove il recupero e il benessere psico-fisico delle persone spastiche e delle loro famiglie e il riconoscimento dei loro diritti attraverso attività di inclusione di carattere ricreativo e culturale. «A distanza di 60 anni avere ancora a che fare con quest’opera promossa da Albino de Tavonatti è segno di come l’impegno da lui profuso sia ancora vivo – osserva l’assessore con delega alle Politiche per la Famiglia, la Persona e Longevità, Welfare e Salute, Marco Fenaroli –: è anche grazie a lui che a Brescia si è fatta strada l’idea di inclusione sociale e sanitaria delle persone disabili, che all’epoca vivevano ancora in una sorta di isolamento».

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