La magistrata: «Bozzoli tornando ha fatto una scelta di buonsenso»

A dirlo è Emma Avezzù, procuratrice per il Tribunale dei minorenni a Torino e competente per Piemonte e Valle d’Aosta, per anni in servizio nella nostra città
Emma Avezzù, per anni procuratrice dei minori a Brescia
Emma Avezzù, per anni procuratrice dei minori a Brescia
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«Decidendo di tornare a casa, Giacomo Bozzoli ha fatto una scelta di buonsenso, una scelta da padre». A dirlo è Emma Avezzù, procuratrice per il Tribunale dei minorenni a Torino e competente per Piemonte e Valle d’Aosta, per anni in servizio nella nostra città. Il caso Bozzoli lo conosce a menadito: «Quando Mario sparì nel 2015 lavoravo ancora a Brescia e ricordo perfettamente le indagini, lunghe e tribolate, e il clamore mediatico. Ho seguito tutti gli sviluppi, giornata di ieri compresa».

Si aspettava che Giacomo sarebbe tornato?

«Penso non avrebbe potuto stare lontano dalla sua famiglia a lungo. La latitanza è difficile, non tanto per l’organizzazione della fuga o per la creazione di una vita da zero, quanto per il risvolto psicologico. Avrebbe significato tagliare i ponti con gli affetti più cari, compagna e bambino in primis».

Quanto crede abbia influito il legame con il figlio?

«Tantissimo. Io penso che quando ha realizzato che il figlio sarebbe stato coinvolto per forza di cose nelle indagini si è davvero reso conto della portata della cosa. In quel frangente, Giacomo può avere maturato la consapevolezza che, da latitante, avrebbe dovuto rinunciare per sempre a qualsiasi contatto».

Il bambino è stato interrogato mercoledì sera. Come funziona l’audizione protetta dei minori?

«La priorità dev’essere sempre il benessere del minore, andando incontro ai suoi bisogni e evitando che l’interrogatorio si trasformi in un trauma. Il bambino deve sentirsi libero di esprimersi apertamente, senza subire pressioni o condizionamenti. I colleghi di Brescia sono stati particolarmente sensibili e attenti, perché hanno fatto partecipare al colloquio, oltre alla madre, anche una psicologa».

Non era una presenza obbligatoria?

«No, l’assistenza di un esperto di neuropsichiatria infantile o di uno psicologo è obbligatoria solo in caso di procedimenti penali legati a reati da Codice rosso: violenza sessuale o domestica, stalking, atti persecutori. Non era certo questo il caso».

L’ambiente in cui avviene l’audizione è importante?

«Moltissimo. A Brescia esistono delle stanze dedicate, sia al Palazzo di giustizia che al Tribunale dei minori. Sono arredate in modo accogliente e con libri e pupazzi per i più piccoli. A Torino purtroppo non esistono».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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