La famiglia Bettoni: una saga che unisce terra e storie
Nel tardo pomeriggio di ieri, nonostante un tempo ingeneroso, arrivano da ogni parte del Bresciano, dal Cremonese, dalla Bergamasca, le piccole patrie della famiglia Bettoni. Arrivano a Padernello dove esiste un avamposto, l'agriturismo dei fratelli Giovanni Maria e Franco Bettoni che consegnano alla cascina della Bassa, lì a due passi, la presentazione del libro scritto da Marco Bencivenga edito dalla Compagnia della Stampa di Eugenio Massetti e Nicoletta Rodella. Troppo piccolo l'agriturismo per la marea di gente giunta da ogni dove per stare in compagnia dei loro amici Bettoni.
Il libro
È un libro originale e speciale, tratta della famiglia Bettoni, della saga dei malgari venuti giù dalla val Cavallina, Bergamo, per transumare nelle nostre Basse alla cattiva stagione, lassù, delle biade: da settembre ottobre a marzo in pianura (ricordate, il dannunziano, «settembre andiamo, è tempo di migrare...»; e quindi la risalita alle malghe. Il libro è scritto dal giornalista Marco Bencivenga e nel titolo incarna il proprio movente intero: «Un solco profondo. Nei frutti la storia della famiglia Bettoni».
Non manca nessuno e si attendono cinque minuti per ascoltare la riflessione di uno dei due autori delle due prefazioni, il prof. Giovanni Bazoli, eccolo là, atteso per l'amicizia con Franco e inatteso per il maltempo, dice subito di pensieri semplici sobri ed essenziali alla maniera dello stile del testo. Del resto, dirà, sono state proprio queste virtù a garantire la durata di una fraternità per due secoli. E contate le duecento persone, almeno, presenti, a passare la testimonianza che è molto meglio stare insieme ed uniti che disperdersi solitariamente in egoismi dannosi.
Bazoli parla di una grande impresa agricola e di una connessione con l'impresa bancaria, sostiene la strategia nei secoli della famiglia Bettoni e non dimentica l'avventura contrastata e però vinta della Brebemi, soprattutto per la ricchezza aggiunta a un territorio in cui transita e attende di essere vissuta.
Transumanza
L'altro attore della prefazione, il prof. universitario di storia medievale, Angelo Baronio rilancia la questione della transumanza su cui si fonda la storia dei Bettoni, partiti da un piccolo paese di montagna sul lago di Iseo sponda bergamasca e arrivati a conquistare cascine e terre bresciane, cremonesi e bergamasche, secondo l'intonazione alto medievale di stampo benedettino, prega e lavora e non desistere davanti alle difficoltà.
Ecco la congiunzione tra i due prof. Bazoli-Baronio, il coraggio di non lasciarsi andare di fronte alle difficoltà e la necessità del rischio, di saper osare insieme e non isolatamente. Baronio chiede ancora di affrontare la questione della transumanza e Bazoli invita a persistere nel mantenimento di questo dna della testardaggine lucida, molto nostro. Se la gode, e giustamente Marco Bencivenga, lodato da tutti e invitato con tutti a esprimere in sede nazionale questa pubblicazione. Bazoli glielo dice due volte e per due volte, il collega si illumina di immenso.
D'altro canto, aggiunge il sindaco di Vigolo, Gabriele Gori insieme al parroco monsignor, ovvio, don Bettoni, noi stiamo bene intorno a questo libro. Il don è bravo, disegna il destino di un paese in cui ci sono ancora i pascoli e che nonostante la bellezza e l'aria fine perde la vita: si era in mille e più nel 1961 e ora si contano 500 anime e qualcosa. Don Bettoni ricorda il suo apostolato per 35 anni con gli italiani emigrati nel Belgio, mica a lavorare la seta, ma a stare mortalmente nelle miniere e chiede a gran voce che questi libri delle radici e del conoscere se stessi passino ovunque.
L'assessore regionale all'ambiente Giorgio Maione è completamente in linea e applaude all'impresa letteraria che consente di sottolineare la particolare laboriosità e imprenditorialità lombarda, laboriosità e conoscenza dei movimenti demografici dalle valli alle pianure. Tiene bene il punto ed è in linea con i saluti da lontano del presidente regionale Attilio Fontana, l'altrettanto saluto da lontano del senatore Giampietro Maffoni e dei sindaci di Borgo San Giacomo e di Orzinuovi, Davide Pellini e Laura Magli.
L’idea
L'idea del libro cominciò ai piedi di una madre andata in cielo, Luisa Ceruti, la madre di Franco Bettoni, a quel funerale del giugno dell'anno scorso, sapete come accade, si piange e quindi si pensa ad una rimonta misteriosa del sentimento e della ragione. Come? Scriviamo un libro sui Bettoni e contiamoli e riconosciamoci tutti, compreso, subito quel 203esimo Bettoni di nome Alessandro. nato il 13 settembre scorso.
Passano altri Bettoni e Franco, play maker della serata, non ne perde uno, ecco i fratelli Giovan Maria e Franco, ecco Valerio Bettoni consigliere regionale, ecco tutti gli altri che ci stanno nella penna e stasera non escono più. Ecco la signora Bragaglio della pallacanestro, ecco la regina delle industriali bresciane che consegna al figlio il testimone – ma chi ci crede del tutto, il nome quando avrà giurato il ritiro –, ecco Mauro Bossoni straordinario personaggio dell'imprenditoria automobilistica. Ecco il presidente Pedroni del castello di Padernello e con lui l'ombra meravigliosa del fondatore del castello, il prof. Gian Mario Andrico.
Ecco, infine, l'autore, il play maker, i due prof delle due prefazioni nobili cavalli di razza di una serata sostanziosa. Tanto di cappello a Marco Bencivenga: più di così?!
Segue un'occhiata all'uva americana sopra un traliccio molto dolente, la sagoma sironiana del birrificio di fronte, una notevole pizzeria e sopra, a dominio delle barchesse palladiane, il salone in cui si gusta in duecento lo spiedo di otto ore di Piovani ed amici. Caspita che sera intorno ad un libro, caspita che sapore di un tempo antico e insieme di un tempo futuro. Caspita che idiozia se ci facessimo passare sopra questo raro bel tempo.
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