La configurazione atmosferica che ha provocato l'alluvione di Valencia
Gli spagnoli la chiamano «Dana», acronimo di «Depresión Aislada en Niveles Altos». Si tratta semplicemente di una bassa pressione isolata in quota, che i meteorologi italiani chiamano «goccia fredda». Niente di nuovo, di per sé. Quando in Europa è presente un esteso anticiclone, capita spesso che una piccola depressione riesca a staccarsi dai flussi instabili che scorrono sopra l’oceano Atlantico, per poi isolarsi nel bel mezzo dell’alta pressione, avanzando faticosamente.
I fattori
Si tratta di una configurazione atmosferica ben nota, in grado di portare abbondanti precipitazioni, ma c’è un altro fattore da considerare. In questo periodo le acque del Mediterraneo sono molto più calde della norma e l’anticiclone che abbraccia buona parte del continente sta portando temperature nettamente superiori alla media.
Il meccanismo è semplice e, purtroppo, collaudato: il calore rappresenta una sorta di carburante naturale, che fornisce all’atmosfera una gran quantità di energia, alimenta i contrasti fra le masse d’aria e accentua gli effetti delle perturbazioni. Una sorta di «effetto doping», i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti: centinaia di millimetri di pioggia, concentrati in poche ore, hanno messo in ginocchio la comunità valenciana.
Si è trattato dell’ennesimo evento estremo degli ultimi due mesi, che hanno visto varie zone d’Europa alle prese con disastrose alluvioni. È una delle tante facce dell’estremizzazione climatica, i cui effetti sono sempre più preoccupanti.
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