Israele e nazismo, Ashkar: «Non volevo offendere ma criticare uno Stato»
Con un lungo scritto il consigliere comunale di Brescia lyas Ashkar, autore del post poi rimosso nel quale equiparava la bandiera di Israele a quella nazista, chiarisce quanto accaduto in queste ore, con l’associazione Italia-Israele che ha anche invitato il Consiglio comunale a considerare le dimissioni del consigliere di origine palestinese.
Di seguito l’intervento integrale di lyas Ashkar.
«Viviamo in uno strano mondo e c’è un profondo declino intorno a noi.
Ci sono persone che gridano allo scandalo per un post sui social o per uno slogan in qualche corteo, ma non si scandalizzano per la guerra stessa, anzi, criminalizzano chi chiede il cessate il fuoco, chi denuncia il genocidio di un popolo, etichettando con estrema superficialità il dissenso come antisemitismo.
Non sono antisemita e non lo diventerò mai. Ma questa accusa, questa macchia che ti viene attaccata addosso quando non taci davanti a quello che sta accadendo in Palestina, è la scorciatoia per screditare ogni voce che denuncia i crimini di guerra quotidianamente commessi dal governo israeliano, da anni.
È superficiale e limitato accusare di antisemitismo un palestinese, che si rispecchia nella frase di Edward Said «la tragedia del popolo palestinese è di essere vittima delle vittime».
Credo che l’antisemitismo sia stato un atroce crimine culturale, prima ancora della sua materializzazione della Shoah, un crimine che ha portato alla nascita del sionismo, spingendo gli ebrei europei alla drammatica conclusione che il loro popolo potesse trovare la salvezza, solo creando uno stato fuori dall’Europa, lontano dalla barbarie che avevano subito.
Sul sionismo la penso come tanti giornalisti, scrittori e attivisti israeliani, Ilan Pappe, AmiraHass, che ho avuto l’onore di invitare a Brescia qualche mese fa, Gideon Levi e Miko Peled.
Come si può dare dell’antisemita a un palestinese, quando i palestinesi oggi sono ancora le vittime dirette e indirette di un antisemitismo che arriva da lontano, nel tempo e nel luogo?
Come si può dare dell’antisemita a un palestinese che attribuisce all’antisemitismo l’origine della tragedia del proprio popolo?
È del tutto inaccettabile questo approccio intimidatorio e demonizzante nei confronti di chi,come me, si batte tutti i giorni per denunciare le violazioni del Diritto internazionale e per il rispetto delle convenzioni e delle risoluzioni Onu, che, se fossero applicate, renderebbero questo pianeta più pacifico, ospitale e vivibile.
Non servirebbe molto, basterebbe rispettare e far rispettare il diritto internazionale per vivere in un mondo più giusto.
Questa mia battaglia contro la colonizzazione, l’occupazione, il terrorismo e le armi l’avrei intrapresa ugualmente se a colonizzare la Palestina fossero stati gli americani, gli inglesi, i cinesi o chiunque altro, ma a colonizzare la Palestina sono stati i sionisti, che dichiarano di agire in nome del popolo ebraico, ma non è così.
Sono contro il sionismo per il suo razzismo, il suo colonialismo, il suo operato fuori dalla legalità internazionale, certo di una totale impunità.
Sono contro il sionismo perché nega la mia storia, le mie radici e la mia stessa appartenenza alla Palestina. Sono contro il sionismo perché è suprematista e disumanizzante.
Come si fa a difendere il sionismo? Come si fa a non sanzionare il governo israeliano? Come si fa a non distinguere tra occupato e occupante?
É vero, la tragedia dei palestinesi non ha bisogno di essere paragonata a nessun’altra tragedia per sottolinearne la gravità.
É sbagliato ed è inopportuno cercare dei paragoni, quello che vivono i palestinesi oggi va raccontato per quello che è: atroce.
É stato inopportuno condividere quel post.
Ho toccato delle sensibilità che uno come me conosce molto bene, crescendo, parlando e studiando in arabo, ebraico e inglese (l’italiano è venuto poi) ho avuto modo di sentirmi un cittadino del mondo e mettersi nei panni dell’altro è il modo migliore per affrontare tutte le questioni.
Mi scuso con chi si è sentito offeso, non era questa la mia intenzione. Non era mia volontà attaccare un popolo, ma condannare la politica di uno stato.
I social sono diventati l’unico mezzo utilizzabile per sfogare la rabbia, le delusioni e il dolore quotidiano che prova chi guarda in diretta, da più di un anno, il genocidio della propria gente, temendo per le vite di tutti, anche della propria famiglia.
Ora mi trovo alla gogna mediatica di una destra che ha iniziato a sventolare la bandiera dell’antisemitismo da quando mi sono candidato in Consiglio comunale, è un attacco alla mia persona in quanto palestinese, era evidente già due anni fa.
Ma chi sono, poi, questi paladini? Gli stessi che non fanno i conti con il proprio passato, che non si dichiarano antifascisti, che contano tra le loro fila, come l’inchiesta giornalistica di Fanpage di qualche mese fa ha dimostrato, tanti e temibili elementi fascisti, neofascisti, antisemiti nostalgici, che vengono protetti, tollerati, supportati affinché continuino a spargere i semi del loro odio.
Non accetto accuse di razzismo di qualsiasi tipo da nessuno, tantomeno da questi signori. Chi ha vissuto il razzismo sulla propria pelle sa cosa vuol dire. Sarò sempre antifascista e antisionista, mai antisemita».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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