Investito a San Felice, è morto l’anziano: addio ad Andrea Zambarda

Una passeggiata come tante, lungo la strada che da sempre conosceva. Poi l’impatto improvviso e violento. È morto così Andrea Zambarda, 96 anni, travolto martedì pomeriggio da un’auto mentre attraversava sulle strisce pedonali in viale Italia, la strada che collega San Felice a Portese.
Cos’è successo
L’uomo si trovava a pochi passi da casa, quando una Lancia Y condotta da una donna di circa ottant’anni, diretta verso San Felice, l’ha investito. Sembra che la conducente non si sia accorta dell’anziano, sbalzandolo sull’asfalto. I suoi inseparabili bastoncini da trekking a terra.
Immediati i soccorsi. Sul posto sono intervenuti un’ambulanza di Valtenesi Soccorso e l’elisoccorso, che ha trasportato l’uomo in codice rosso all’ospedale civile di Brescia. Le condizioni dell’anziano erano apparse subito critiche e, nonostante i tentativi dei medici, è spirato nelle ore successive. Illesa la donna alla guida, comprensibilmente sotto choc.
Gli agenti della polizia stradale di Desenzano, con il supporto dei colleghi di Salò, hanno effettuato i rilievi: sarà ora compito degli accertamenti chiarire la dinamica e i motivi per cui l’automobilista non sia riuscita a evitare l’impatto. La strada è rimasta chiusa in entrambe le direzioni per permettere le operazioni di soccorso e rilievo.
Sgomento in paese
In paese la notizia si è diffusa rapidamente, lasciando sgomento. Andreino, così tutti lo conoscevano, era una presenza abituale per chiunque a San Felice. Nato nel 1929, aveva trascorso quasi un secolo senza mai allontanarsi dal suo paese. Per anni aveva lavorato nei campi, come agricoltore, e oggi, nonostante l’età avanzata, era rimasto lucido, autonomo, sempre presente. Lo si vedeva spesso seduto sotto il portico dell’ex Monte di Pietà, in piazza, in compagnia degli amici di sempre e con un quotidiano da sfogliare ogni giorno.
Aveva due figli, Claudio, che viveva con lui, e una figlia residente a Gardone Riviera, oltre ad alcuni nipoti. Vedovo da tempo, Andreino aveva mantenuto una rete di affetti solida, fatta di famiglia, amicizie e passioni.
Tra le sue passioni, la musica aveva avuto un ruolo fondamentale. Aveva messo a disposizione la sua voce nel coro della parrocchia e per decenni aveva suonato nella banda del paese, con il suo «genis». Un legame che non si spezzerà neppure ora: in occasione dell’ultimo saluto, i musicisti gli porteranno il gagliardetto.
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