Inverno demografico: alle elementari 400 bambini in meno, a rischio 70 classi

Quattrocento zainetti in meno da preparare con quaderno, matita e merenda per il primo giorno di scuola: è questo l’ordine di grandezza del calo degli iscritti al primo ciclo d’istruzione in provincia di Brescia. Al netto di alcuni spostamenti tra città e Paesi diversi, l’inverno demografico prepara un clima glaciale per l’autunno 2024.
I dati
Il numero di 10.179 iscritti dell’anno scolastico 2023/2024 cala di 409 unità: i bambini diminuiscono del 4%, pur essendo già scesi del 3,2% l’anno prima quando gli iscritti furono 10.514 (nel 2022/2023). L’Ufficio scolastico territoriale condivide dati che fotografano la situazione alla chiusura delle iscrizioni per il prossimo anno: in tutto 9.770. E il mondo della scuola teme che il ricalcolo porti alla scomparsa di decine di classi. Se la variazione numerica descritta potrebbe suggerirne una ventina in meno rispetto all’annata precedente, i meccanismi che si innescano potrebbero cancellarne 50-70. Gli uffici di via Sant’Antonio lavorano in questi giorni proprio per delineare i raggruppamenti. Giovedì è previsto un incontro con i sindacati.
In alcuni angoli del territorio più difficili da raggiungere, infatti, si era già derogato dal numero minimo in aula – che è di 15 bambini alle primarie – pur di non costringere tanti giovanissimi a raggiungere frazioni o paesi lontani. L’ ulteriore tonfo non permette più certe alchimie rese possibili con il grande impegno dei singoli Comprensivi, di concerto con l’Ust: molte realtà che stavano in piedi con una decina di bambini o poco più spariranno, riassorbite in altre classi o scuole. Ecco perché l’effetto domino è più ampio di quel che potrebbe apparire da una lettura matematica delle cifre. È uno dei motivi per i quali la soluzione delle «classi multiple» è ancora in vigore. Casi sporadici? Niente affatto: solo un paio di anni fa (2021/2022) quelle che ospitavano bambini di età scolastica diversa erano 62 sulle 2.713 primarie in provincia di Brescia, superata solo da Bergamo (71) che ha varie analogie quanto a conformazione di valli e montagne: a Lodi, per dire, non esistono, a Cremona erano 13 e a Milano 42. Quest’anno i numeri si sono assottigliati ma le pluriclassi rappresentano comunque un vivace e nutrito gruppo: in Lombardia 329 nel 2023/2024, 53 su 2.600 nel Bresciano, dove la media alunni per classe è 20.
Le zone
Per il calo degli iscritti una delle scuole orfane della prima sarà quella di Angone, frazione di Darfo Boario Terme. Prima di arrivare a questo passo e a convogliare altrove gli alunni, gli istituti potrebbero appunto optare per il modello che tiene insieme età diverse. Spesso tuttavia i genitori esprimono contrarietà: temono uno scadimento dell’offerta formativa e preferiscono accollarsi impegnativi spostamenti verso altri lidi.
La pluriclasse
La valutazione delle caratteristiche di questa forma organizzativa però divergono: «Non è che i bambini vengano penalizzati se frequentano una pluriclasse – ne è convinto Attilio Boldini, segretario generale aggiunto Cisl Scuola che ha insegnato per anni in Valcamonica –, non c’è un’evidenza pedagogica che dica che le monoclassi sono migliori».
Le realtà composite come abbiamo detto sono una cinquantina, dall’Ic di Artogne «che a Vissone ha un raggruppamento che accoglie tutte le età dalla prima alla quinta, ad altri plessi nelle zone di Cevo, Cedegolo, Monno e Capo Di Ponte».
In molti casi i genitori scelgono di non avvalersi di questo sistema, con annesso trasporto pubblico nella frazione di appartenenza: «Come accaduto a Valle di Saviore, si preferisce coprire la distanza di 15 chilometri fino a Cedegolo. Spesso i timori sono infondati, anzi posso testimoniare che spesso gli alunni vengono seguiti anche più capillarmente. Di recente ho incontrato ex alunni di una pluriclasse: sono medici, avvocati o hanno comunque intrapreso carriere di studio soddisfacenti. Non si apprende di meno che in una monoclasse, ne sono certo! E se si abbandona questa via – conclude Boldini –, piano piano chiuderanno intere scuole, soprattutto in piccoli paesi: ultimo baluardo pubblico di cultura e comunità».
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