Inneggiava alla Jihad, l’operaio: «Non sono un terrorista»

Ha ribadito la sua posizione, l’ha articolata in modo più dettagliato. E il suo avvocato è tornato a chiedere che venga rimesso in libertà oppure, come alternativa, che sia scarcerato e gli siano concessi gli arresti domiciliari.
Rachid Karroua, 46enne di origini marocchine, cittadino italiano da oltre 15 anni, e padre di cinque figli, arrestato a fine marzo con l’accusa di autoaddestramento con finalità di terrorismo si trova per ora detenuto a Rossano Calabro e ieri mattina si è collegato in videoconferenza con il Tribunale di Brescia dove si è tenuta l’udienza davanti al tribunale del Riesame in cui si è discussa l’istanza di annullamento presentata a suo nome dall’avvocato Giovanni Brunelli.
«Ho consultato quel materiale in rete e mi sono iscritto a quei gruppi solo per curiosità, non sono un terrorista» ha spiegato l’operaio che da più di vent’anni vive in Valsabbia. Entrando più nel dettaglio delle accuse che gli vengono mosse ha spiegato di essere padre di cinque figli, tutti studenti, che dipendono economicamente da lui e che mai avrebbe fatto qualcosa che gli impedisse di continuare a provvedere ai suoi familiari.
Il Tribunale si è riservato la decisione e preso sette giorni di tempo per comunicare le proprie determinazioni. Già davanti al Gip Karroua aveva spiegato la sua posizione pochi giorni dopo l’arresto, contestando le conclusioni che cui la Procura era arrivata sulla base delle indagini svolte dalla Polizia Postale di Perugia e dalla Digos di Brescia ma in quell’occasione la sua versione non era stata creduta: il magistrato lo ha ritenuto autore di «una piena e consapevole condivisione» della propaganda jihadista e ha valutato «una evoluzione nelle condotte» il comportamento che ha tenuto nel periodo di un anno in cui le sue attività sono state monitorate dalle forze di polizia.
Per il giudice delle indagini preliminari il fatto che si era trattato di ricerche fatte per curiosità sul mondo del fondamentalismo «il dato è pacificamente smentito» e l’indagato «manifesta la volontà di continuare ad essere aggiornato e di aderire pienamente». Tra una settimana si saprà come valuta la cosa il Tribunale del Riesame.
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