«Infortuni sul lavoro, si può fare di più per evitarli»
Per la prima volta le celebrazioni della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, istituita nel 1950, si sono svolte in provincia. Su decisione degli organizzatori della sezione provinciale dell’Anmil (l’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) la scelta è caduta su Rezzato, che ieri ha ospitato con grande orgoglio la manifestazione.
Dopo la deposizione di una corona di alloro al monumento dedicato ai caduti del lavoro a Virle, è stata celebrata la messa nella chiesa di San Carlo, dove don Davide Bellandi ha chiesto una preghiera «affinchè sia data dignità al lavoro». Il corteo con decine di labari, preceduto dalla banda comunale, ha raggiunto poi il Ctm, dove si sono tenuti i discorsi delle autorità: il sindaco di Rezzato Luca Reboldi, il prefetto Andrea Polichetti, la direttrice Inail di Brescia Santa Picone, la consigliera regionale Pd Miriam Cominelli, il segretario generale Cgil Francesco Bertoli e il presidente Anmil Valentini. Il primo cittadino ha parlato della necessità di una «maggior consapevolezza dell’importanza della sicurezza sul lavoro, affinché nel nostro Paese possa essere spezzato definitivamente il troppo spesso ricorrente binomio lavoro-strage».
Cominelli ha sottolineato: «Visto l’aumento degli infortuni sul lavoro è evidente che la politica, che rappresento, deve fare di più». Valentini si è detto «rammaricato per l’assenza dei rappresentati dell’imprenditoria locale» per poi sottolineare quanto «anacronistico appaia oggi quel testo unico del 1965 che regola la tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, modellato su una società e un mondo del lavoro ormai profondamente cambiati».
Santa Picone ha auspicato «un sistema virtuoso al cui centro non vi sia il danaro, ma l’aspetto umano di chi è vittima di incidenti o malattie del lavoro». La chiosa al prefetto Polichetti: «Bisogna dare un nuovo vigore agli sforzi già in campo, la sicurezza sul lavoro è una responsabilità che appartiene a tutti e l’obiettivo di avere più lavoro non può mai tradursi in più incidenti».
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