Cronaca

Che cos’è l’influenza aviaria e quali danni provoca negli allevamenti

La Redazione Web
I sintomi possono essere diversi, a seconda della specie di volatile: i vaccini possono limitare il proliferarsi del contagio
L'influenza aviaria può diventare un serio problema - Foto/Unsplash
L'influenza aviaria può diventare un serio problema - Foto/Unsplash
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«L'influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A». Questo si legge sul sito dell’Istituto superiore di Sanità.

Come riporta l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie «è una malattia che colpisce prevalentemente gli uccelli selvatici, che fungono da serbatoio e possono eliminare il virus attraverso le feci». Questi volatili solitamente non si ammalano, ma possono comunque rappresentare un serio problema per gli altri animali perché possono contagiare gli uccelli domestici, come polli, tacchini, anatre, oche, faraone, quaglie e fagiani. I virus influenzali appartenenti al tipo A possono infettare poi anche altri animali (maiali, cavalli, cani) e anche l’uomo.

I sintomi negli animali

«Il tipo di sintomatologia negli uccelli varia sia in relazione alla patogenicità (capacità del virus di infettare, di diffondere e di determinare sintomi) del ceppo virale sia alla specie di volatile interessato (ad esempio i tacchini sono animali molto sensibili)», specifica il ministero della Salute. La malattia può comparire improvvisamente all’interno di uno stormo causano la morte di molti uccelli, prima che gli stessi mostrino segni come depressione, inappetenza, piume arruffate o febbre. 

«Altri uccelli mostrano debolezza o un'andatura barcollante. Può capitare che le galline depongano inizialmente uova dal guscio molle, ma poi smettono definitivamente di deporle. Gli uccelli malati restano fermi in uno stato semi-comatoso, con la testa che tocca per terra. Creste e bargigli sono edematosi e cianotici e possono presentare petecchie o ecchimosi di natura emorragica sulle punte. Spesso si verifica diarrea acquosa, che rende gli uccelli particolarmente assetati. La respirazione può essere faticosa. Le emorragie possono verificarsi a livello delle regioni di pelle non coperte da piume», sottolinea l’Istituto superiore di Sanità, riprendendo le indicazioni dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l'agricoltura, che aggiunge: «La mortalità può variare dal 50 al 100%».

I segni della malattia possono essere diversi nei galletti, tra i quali si possono osservare segni neurologici, come edema della testa e del collo, torcicollo e atassia. Tra i tacchini la malattia è simile a quella delle galline «ma dura due o tre giorni in più e può essere talvolta associata a gonfiore dei seni», specifica l’Iss.

I vaccini

I vaccini non sono in grado di prevenire l’infezione in tutti i singoli uccelli, ma rappresentano comunque un utile strumento per limitare il proliferare del contagio. Inoltre è stato dimostrato che i vaccini a virus inattivato sono efficaci nel ridurre la mortalità e nella prevenzione della malattia fra i polli e i tacchini.

L’influenza in Italia

L’influenza aviaria fu identificata in Italia più di un secolo fa, ma dal 1997 al 2005 il nosro Paese è stato interessato da 6 epidemie: due ad alta e quattro a bassa patogenicità, che hanno colpito principalmente le aree ad alta densità di allevamenti avicoli del Veneto e della Lombardia.

Il ministero della Salute conferma poi che «in Italia 11 nuovi focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità da sottotipo H5N1 sono stati rilevati in allevamenti di pollame nel periodo compreso da fine marzo 2023 a dicembre 2023. Nel 2024 è stato sinora confermato un solo focolaio nel mese di febbraio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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