Inaugurazione dell’anno giudiziario: magistrati in protesta anche a Brescia
Coccarda tricolore al bavero e Carta Costituzionale in mano per abbandonare l’aula. Anche a Brescia i magistrati hanno lasciato la cerimonia di apertura dell’Anno Giudiziario per protestare contro la riforma della Giustizia che il governo Meloni sta portando avanti e che prevede la separazione delle carriere. Un scontro frontale tra potere esecutivo e giudiziario che da settimane vede un aspro dibattito sulle misure immaginate dal Guardasigilli, Carlo Nordio.
La protesta
Anche nella Corte d’Appello di Brescia, così come nelle altre 25 in tutta Italia, la cerimonia è stata quindi contrassegnata da questa protesta, ma con un colpo di scena. I magistrati bresciani non hanno atteso che a prendere la parola fosse il rappresentante del Governo, Gaetano Campo, ma hanno abbandonato l’aula ben prima, mentre stava parlando Claudia Eccher, rappresentante del Consiglio superiore della magistratura. Il motivo lo ha spiegato durante il suo intervento Davide Scaffidi, presidente dell’Anm sezione di Brescia. «Con profondo smarrimento e profonda indignazione – ha detto – abbiamo lasciato la cerimonia prima di quanto previsto perché la rappresentante del Csm ha portato in questa aula la propria posizione di appoggio alla riforma, anziché quella ufficiale del Csm, di censura dei provvedimenti governativi».
Le parole della presidente di Corte d’Appello
Anche la neo presidente della Corte d’Appello di Brescia, Giovanna De Rosa, nella sua relazione di apertura dell’anno giudiziario, ha speso alcune parole a difesa della magistratura e contro i rischi insiti in una riforma che prevede la separazione delle carriere: «Indipendenza e imparzialità della magistratura dovrebbero essere i principi ispiratori di qualsiasi riforma – ha detto – ma con questi provvedimenti l’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo è il rischio maggiore». La presidente ha quindi auspicato un dialogo costruttivo tra le Istituzioni.
L’intervento del procuratore generale Rispoli
Il procuratore generale, Guido Rispoli, ha speso tutti i suoi dieci minuti di intervento non per trattare il tema dello stato della giustizia bresciana, per cui ha rimandato alla relazione scritta, ma per affrontare una sua preoccupazione in merito a questa riforma: l’intenzione, cioè, del governo di voler trasferire le indagini preliminari, finora di competenza del pubblico ministero, direttamente nelle mani della polizia giudiziaria. «Al netto della grande professionalità delle forze dell’ordine – ha detto Rispoli – che hanno tutte le capacità tecniche per portare avanti un’indagine, queste rispondono però a diversi ministeri. Il rischio è che la polizia giudiziaria non sia in posizione di indipendenza rispetto all’esecutivo».
Il punto di vista degli avvocati
A difesa della riforma, oltre al rappresentante del Governo, Gaetano Campo, è intervenuto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Brescia, Giovanni Rocchi, secondo cui, «l’introduzione del giusto processo nella Carta costituzionale impone la separazione delle carriere, proprio per garantire la terzietà del giudice rispetto al pubblico ministero e all’avvocato»
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