In Loggia l’antifascismo resta simbolo di un dialogo impossibile
Il day after, l’eco della condanna politica si traduce in una richiesta impietosamente senza fronzoli: dimissioni, prego. Ad avanzarla è il centrosinistra in Loggia, che – per voce dei capigruppo – chiede a Fratelli d’Italia e all’intero centrodestra di stigmatizzare così il «no» di Carlo Andreoli a sottoscrivere l’ordine del giorno che mette all’indice l’ideologia fascista. Una richiesta bollata immediatamente dai dirigenti del partito della premier come «strumentale», un tentativo per «escludere gli avversari politici solo perché ritenuti scomodi».
J’accuse
Il pomo della discordia politica è il testo votato (da tutti i presenti, inclusi i consiglieri di FdI in Aula, ma non condiviso da Andreoli) nella serata di venerdì in Consiglio comunale, qualche ora dopo la manifestazione che ha portato in piazza 4mila persone e alla quale il centrodestra ha deciso di non partecipare («non siamo stati coinvolti), manifestando però a sua volta sotto la stele che consegna a Brescia il titolo di città della Resistenza per condannare «il vile gesto di chi ha offeso Brescia disegnando svastiche su muri e monumenti».
Il punto, però, per il centrosinistra rimane: «È vergognosa la mancata firma del consigliere Andreoli dell’ordine del giorno che impegna anche il Consiglio a riconoscersi unanimemente nei valori dell’antifascismo. Come capigruppo di maggioranza esprimiamo enorme indignazione e preoccupazione per lo spregio dimostrato – scrivono Francesco Catalano (Al lavoro con Bs), Valentina Gastaldi (Bs Attiva), Arshad Mehmood (Bs Capitale), Roberto Omodei (Pd), Francesco Patitucci (Civica Castelletti) e Francesco Tomasini (Azione) –. Chiediamo al suo partito e, ancora di più, alle altre forze di minoranza di prendere provvedimenti immediati».
Il testo continua: «Come possono gli esponenti dei partiti che rivendicano di discendere da famiglie politiche protagoniste della Resistenza (Forza Italia e Lega) accettare di restare alleati di chi disprezza i loro stessi valori? Un consigliere comunale che non si riconosce nei principi della Costituzione e della democrazia non può sedere ai banchi del Consiglio comunale a rappresentare i cittadini. Chiediamo quindi che tutte le forze di minoranza prendano chiaramente le distanze dalle posizioni del consigliere Andreoli e ne chiedano insieme a noi le dimissioni». È evidente che la richiesta sia destinata a rimanere incastrata nella provocazione politica: per il centrodestra si tratta di un suggerimento irricevibile.
Memoria
Fratelli d’Italia, d’altro canto, non si ritira sull’Aventino e sceglie di fare valere le sue ragioni attraverso la voce del coordinatore provinciale Diego Zarneri e di tutti i dirigenti e parlamentari bresciani, che fanno quadrato attorno ad Andreoli. In buona sostanza, dicendo questo: FdI è contro tutti i totalitarismi, la sinistra no. «Ancora una volta, la sinistra cittadina ha perso l’occasione di superare i propri retaggi culturali in favore di una sincera pacificazione nazionale e di una memoria davvero condivisa» si legge nella lunga nota, che ricorda come il partito abbia subito condannato «il vile oltraggio ai monumenti imbrattati con le svastiche».
E ripropone l’affaire dell’ordine del giorno alternativo proposto in Loggia: «Quel testo, redatto dal gruppo e dallo stesso Andreoli, superava quello scritto dalla maggioranza con una censura ancora più esplicita dei fatti, ampliando lo spazio di condanna a tutti i totalitarismi». Scritto che – rimarcano i dirigenti di FdI – «si distingue da quello della sinistra in un punto cruciale: il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalle dittature comunista, nazista e di altro tipo. Una memoria condivisa e una lettura non faziosa della storia possono consegnare alle future generazioni un clima di unanime, sincera e inappellabile condanna di ogni forma di razzismo, intolleranza, odio e violenza».
La domanda provocatoria arriva subito dopo: «Forse il richiamo al comunismo imbarazzava la maggioranza? È necessario evitare di utilizzare i drammi del passato in modo strumentale o di escludere avversari politici solo perché ritenuti scomodi. Il centrosinistra in Loggia ha perso un’importante occasione».
Di certo c’è che questo resta un fronte aperto. E che gli strascichi di questo «scontro di valori» si rifaranno vivi.
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