Il Partito popolare del Nord brucia la sentenza sull’autonomia

La Redazione Web
«È stato confermato che il potere della magistratura è al di sopra del Parlamento, della politica e della sovranità popolare», ha detto il segretario regionale del partito Giulio Arrighini
Bruciata la sentenza della Corte costituzionale
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Il testo della sentenza della Corte costituzionale sull’autonomia differenziata bruciato con un accendino. A compiere il gesto in piazza Garibaldi, davanti al busto del politologo Gianfranco Miglio – ideatore, negli anni Novanta, di un progetto di riforma federalista dello Stato –, sono stati questa mattina Giulio Arrighini e Fabio Toffa, rispettivamente segretario regionale e segretario provinciale del Partito popolare del Nord, forza autonomista guidata dall’ex ministro e senatore della Lega, Roberto Castelli.

La protesta

Il gesto è una protesta contro le motivazioni della sentenza depositate dalla Consulta il 3 dicembre, in cui, tra gli altri punti delle legge Calderoli dichiarati illegittimi, viene bocciata la possibilità che le Regioni chiedano allo Stato la gestione di intere materie: «Esprimiamo indignazione e preoccupazione per questa sentenza, che dà un giudizio negativo non tanto sul contenuto della legge in sé, quanto sulla Costituzione – ha spiegato Arrighini –. La Corte costituzionale, che sarebbe chiamata a valutarne la legittimità, si spinge ben oltre ed entra nel merito della legge, stabilendo che negli articoli 116 e 117 della Costituzione è prevista l’autonomia differenziata, ma, per ragioni tecniche, giuridiche ed economiche, non si può fare. Così di fatto si sostituisce al Parlamento e conferma la tendenza di questo Paese che pone il potere della magistratura al di sopra della politica e della sovranità popolare».

In realtà la Consulta, intervenuta in seguito al ricorso di quattro Regioni contro la riforma Calderoli, nelle motivazioni scrive che, benché l’articolo 116 della Costituzione preveda la possibilità di attribuire «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» alle Regioni, tale autonomia è prevista solo per «specifiche funzioni» e solo dove ci siano «ragionevoli motivazioni», tenendo come criteri «l’efficacia e l’efficienza nell’allocazione delle funzioni e delle relative risorse, l’equità che la loro distribuzione deve assicurare e la responsabilità dell’autorità pubblica nei confronti delle popolazioni interessate».

Inutilità

Per il Partito popolare del Nord, che si definisce «né di destra né di sinistra», la legge Calderoli è comunque «inutile», esistendo già, dice il segretario regionale Arrighini, gli articoli 116 e 117 della Costituzione: «La legge Calderoli stabilisce una serie di passaggi inutili – ha detto –, forse questa legge è proprio finalizzata a far sì che l’autonomia non si faccia ma sia il sol dell’avvenire da spendere in campagna elettorale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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