Il o la Franciacorta? Perché la questione rischia di finire in tribunale

Daniele Piacentini
Al maschile indica il bollicine bresciano, al femminile il vasto territorio composto da una ventina di Comuni. Il sindaco di Rovato e il Consorzio di tutela del Docg però hanno visioni diverse sul destino e sull’uso del nome
Vigneti di Franciacorta - © www.giornaledibrescia.it
Vigneti di Franciacorta - © www.giornaledibrescia.it
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Il Franciacorta, inteso come il prelibato vino Docg o la Franciacorta, territorio storico composto oggi da una ventina di Comuni e abitato da oltre 100mila bresciani? La questione non è solo lessicale, dato che rischia di finire in tribunale.

Il caso

A lanciare il sasso nello stagno è stato il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti. Sabato scorso, intervenendo in piazza Cavour prima del concerto d'apertura del Premio nazionale Franciacorta, il primo cittadino si è lanciato in un'accorata difesa «della Franciacorta, un bene comune di tutti, un territorio e una storia plurisecolare».

Convitato di pietra delle parole di Belotti è il Consorzio di tutela del Docg, che «ha inviato in municipio diffide e preannunciato ricorsi – spiega il sindaco di Rovato – contro il deposito del marchio Franciacorta: la magnifica città. Passeggiare nella cultura», ciclo di incontri da alcuni anni animato da Comune e Fondazione Cogeme.

«La Franciacorta è di tutti, a partire dai Comuni – aggiunge Belotti – che non ne fanno certo un'attività lucrativa, a differenza invece di cantine e Consorzio Docg. Legittimo il loro operato, per carità: anzi, da grande amante del vino, spero che continuino a produrre il loro ottimo Docg, ma che non venga in mente a nessuno di pretendere una sorta di marchio registrato sul nome di un territorio. A Rovato c’è da oltre un secolo la grande fiera di Lombardia Carne: seguendo questo ragionamento, dovrei presentarmi al Pirellone e minacciare Regione Lombardia affinché cambi il proprio nome. È uno sragionamento. Se vogliono trascinarci in tribunale, facciano pure: non abbiamo intenzione di fare nemmeno mezzo passo indietro. La Franciacorta è un bene comune, lo ribadisco, e continueremo a usarne il nostro nome come e meglio lo riterremo, a beneficio di tutto il territorio e dell'intera popolazione».

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