Il o la Franciacorta? Perché la questione rischia di finire in tribunale
Il Franciacorta, inteso come il prelibato vino Docg o la Franciacorta, territorio storico composto oggi da una ventina di Comuni e abitato da oltre 100mila bresciani? La questione non è solo lessicale, dato che rischia di finire in tribunale.
Il caso
A lanciare il sasso nello stagno è stato il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti. Sabato scorso, intervenendo in piazza Cavour prima del concerto d'apertura del Premio nazionale Franciacorta, il primo cittadino si è lanciato in un'accorata difesa «della Franciacorta, un bene comune di tutti, un territorio e una storia plurisecolare».
Convitato di pietra delle parole di Belotti è il Consorzio di tutela del Docg, che «ha inviato in municipio diffide e preannunciato ricorsi – spiega il sindaco di Rovato – contro il deposito del marchio Franciacorta: la magnifica città. Passeggiare nella cultura», ciclo di incontri da alcuni anni animato da Comune e Fondazione Cogeme.
«La Franciacorta è di tutti, a partire dai Comuni – aggiunge Belotti – che non ne fanno certo un'attività lucrativa, a differenza invece di cantine e Consorzio Docg. Legittimo il loro operato, per carità: anzi, da grande amante del vino, spero che continuino a produrre il loro ottimo Docg, ma che non venga in mente a nessuno di pretendere una sorta di marchio registrato sul nome di un territorio. A Rovato c’è da oltre un secolo la grande fiera di Lombardia Carne: seguendo questo ragionamento, dovrei presentarmi al Pirellone e minacciare Regione Lombardia affinché cambi il proprio nome. È uno sragionamento. Se vogliono trascinarci in tribunale, facciano pure: non abbiamo intenzione di fare nemmeno mezzo passo indietro. La Franciacorta è un bene comune, lo ribadisco, e continueremo a usarne il nostro nome come e meglio lo riterremo, a beneficio di tutto il territorio e dell'intera popolazione».
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