Il grazie del Vescovo a suor Paola e ai suoi volontari
Un tavolino come altare e tutti intorno i volontari di suor Paola e alcuni di quei senza dimora che il martedì, il giovedì e il sabato mattina, fuori dalla stazione ferroviaria, ai piedi della scalinata che porta alla fermata delle corriere, ricevono la colazione.
In quel luogo, per una chiesa delle persone senza porte, finestre o un tetto, è stata celebrata ieri pomeriggio una messa, in occasione del Natale e per ringraziare chi quelle tre mattine la settimana aiuta l’energica e grintosa religiosa a distribuire panini e bevande calde ai bisognosi. Ad officiare la funzione sono stati don Gianluca Mangeri, cappellano della Poliambulanza, e don Matteo Busi, curato delle nove parrocchie del centro, ma a dare la sua benedizione è venuto anche il vescovo, monsignor Pierantonio Tremolada, che ha voluto ringraziare personalmente «chi si presta a questa iniziativa preziosa e bella, augurando un buon Natale a tutti con grande affetto».
Intense le parole di don Gianluca: «Le vere luci del Natale non sono le luminarie ma i poveri, luci che accendono i nostri cuori, che ci illuminano nei momenti più bui. Dio ci visita attraverso i poveri» ha detto il cappellano della Poliambulanza. La messa è stata allietata da canti natalizi accompagnati da chitarre e flauti. «I volontari che mi danno una mano sono tanti - ha spiegato suor Paola -. C'è chi mi aiuta a preparare i panini da mettere nei sacchetti della colazione e chi mi aiuta a distribuirla. Quelli che vengono a chiedere da mangiare sono tanti, ma, come diceva don Mazzolari, i poveri non si contano, ma si accolgono. E sono molto contenta che sia venuto il Vescovo, la sua è una presenza molto importante».
Tra gli aiutanti di suor Paola c’è Luca, che lo fa «come opera di misericordia», ma c'è anche Matteo, di 23 anni, che prima di prendere il treno per frequentare l’università a Milano si ferma a dare le colazioni. «Ne vedo sempre tanti, circa cento tutte le tre mattine, italiani o stranieri, anziani o ragazzi giovani. Io cerco di andare al di là della distribuzione, di ricordarmi i loro nomi e di instaurare con loro un rapporto».
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