Il foreign fighter bresciano nega le accuse di tortura: «In Siria non per combattere»
Respinge tutte le accuse. «In Siria ero andato per aiutare la popolazione oppressa dal regime, non per combattere». Samir Bougana, 30enne nato a Gavardo, accusato di essere stato un foreign fighter per l'Isis in Siria tra il 2014 e il 2018 e di aver torturato un minorenne ha negato di essere lui l'uomo che le vittime sostengono di aver riconosciuto come loro carceriere e aguzzino.
Nel processo a suo carico per torture che si sta tenendo davanti alla Corte d'Assise di Brescia, in collegamento dal carcere di Sassari dove è detenuto, il 30enne ha raccontato di come dalla Germania si sia trasferito in Siria spiegando di essere stato «molto giovane, non sapevo cosa mi aspettava» e che poi, una volta sposato e diventato padre «volevo solo tornare in Italia».
In merito ai video in cui spiegava di essere un terrorista pentito ha ribadito di aver «detto le cose che i carcerieri curdi mi hanno detto di dire, mi hanno obbligato» e di non sapere «perché quelle persone mi accusano, forse mi hanno scambiato per un altro». Si torna in aula il 3 maggio per le discussioni di Procura e Difesa e per la sentenza. L'uomo è già stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale.
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