«Il corpo è mio, decido io»: in Consiglio comunale la protesta di Non una di meno

Il pomo della discordia è stata la richiesta alla Giunta, esposta dal consigliere Giovanni Viviani (Civica Rolfi), di attivare misure di aiuto alle gravidanze difficili
La protesta di Non una di meno durante il Consiglio comunale di Brescia
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La prima (breve) interruzione del dibattito in Aula arriva già in occasione della seconda interrogazione all’ordine del giorno, a meno di mezz’ora dal via del Consiglio comunale.

Dopo essersi accomodate in platea, a esibire cartelloni e ad intonare il coro «il corpo è mio, decido io» sono state le rappresentanti di Non una di meno, che hanno condotto una protesta ordinata e composta anche se non consentita durante la seduta in corso.

L’oggetto della protesta

Il pomo della discordia è stata la richiesta alla Giunta, esposta dal consigliere Giovanni Viviani (Civica Rolfi), di attivare misure di aiuto alle gravidanze difficili. «Tra le tante motivazioni che portano le donne ad abortire vi sono anche ragioni di carattere economico che vanno tenute in considerazione, tanto che - ha ricordato Viviani - nella relazione del Ministero della Salute si conferma come meno della metà delle donne che ha abortito volontariamente nel 2020 sia regolarmente occupata, una su cinque sia casalinga, un’altra disoccupata».

Di qui, la richiesta: «È doveroso trovare un terreno comune di azione per ridurre il ricorso all’aborto una volta che il concepimento è avvenuto e aiutare le troppe donne che ancora sono costrette a interrompere una gravidanza per indigenza, emarginazione, violenza, abbandono, pressioni ambientali». Viviani avanza delle proposte: «Si potrebbe istituire un fondo comunale per aiutare queste famiglie, o riparlare del bonus bebè, perché - ha concluso il consigliere del centrodestra - la vera libertà di scelta esiste solo se si può realmente scegliere e credo che nessuna donna debba sentirsi costretta a interrompere una gravidanza perché sola. Chiediamo un percorso condiviso di lavoro».

In aula

È a questo punto che le rappresentanti di Non una di meno hanno intonato i cori e esibito i cartelli ribadendo che l’interruzione di gravidanza è un diritto. Le manifestanti sono state invitate dalla Polizia locale e dai commessi a interrompere la protesta oppure a lasciare l’Aula. Nessun disordine incontrollabile, la situazione scorre. E a replicare è l’assessore al Welfare Marco Fenaroli: «Alle categorie citate nell’interrogazione va aggiunto il lavoro povero precario che sulle donne incide moltissimo. Quando si verifica insicurezza economica mi pare un diritto oggettivo avere dubbi sul futuro. Mi preme di ricordare che la scelta di interruzione della gravidanza è tutelata dal pubblico attraverso una legge in vigore, nel rispetto della libertà di scelta della donna che va garantita senza ostracismi. C’è una legge fatta dal parlamento sull’interruzione di gravidanza e regge l’equilibrio tra opinioni anche differenti».

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