Il Carnevale di Bagolino è iniziato alle prime luci dell’alba

Alle 6.30 la celebrazione nella parrocchiale di san Giorgio. Poi in piazza il via alle danze
Bagolino, Carnevale di dettagli e opulenza
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Da oggi le vie del paese si colorano di voci e musica. Il repertorio musicale, trasmesso oralmente, è interpretato dai «sonadùr», suddivisi in piccole orchestre itineranti. Il violino detta la melodia conduttrice, ma si suonano anche chitarre, mandolini e contrabbasso (detto anche «vädèl», vitello, per la sua stazza). Anche i suonatori portano il costume locale e si riconoscono dal cappello con un solo nastro rosso.

All’alba del lunedì di carnevale, quando il cielo è ancora velato dal buio e l’aria è pungente, le campane annunciano la prima Messa del Carnevale di Bagolino. I balarì arrivano alla rinfusa, salutano e si siedono nei primi banchi della chiesa gremita di gente. È l’inizio di una tradizione antica, che unisce fede e festa, sacro e profano.

  • La prima Messa del Carnevale
    La prima Messa del Carnevale - New Reporter Pasotti © www.giornaledibrescia.it
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A presiedere l’Eucaristia è don Francesco Mattanza, - per lui la prima prima Messa del carnevale bagosso - che ha dedicato l’omelia al tema dell’incontro come antidoto alla solitudine. «Ogni cosa autenticamente umana è anche autenticamente cristiana», ha esordito don Francesco, ricordando che il vero spirito del Carnevale va oltre i colori sgargianti, le maschere e le danze. È la festa dell’incontro: delle persone, delle tradizioni, dei cuori. Un incontro che si contrappone alla frammentazione e allo scontro quotidiano, sia quello lontano delle guerre sia quello vicino, alimentato dall’individualismo. «Lo scontro uccide la gioia», ha ammonito il parroco. E il Carnevale, con la sua capacità di aprire le case e animare le piazze, diventa una risposta concreta contro l’isolamento e la solitudine che soffocano la speranza.

Terminata la celebrazione e ricevuta la benedizione, i ballerini — quest’anno ben 156, vale a dire 78 coppie, molti giovanissimi — omaggiano don Francesco con una danza collettiva sul sagrato della chiesa parrocchiale. Un momento intenso, in cui i violini e le chitarre intonano melodie antiche e i passi cadenzati risuonano come una preghiera. Poi, le due compagnie, quella di Osnà e quella di Cavril, si dividono, pronte a percorrere le vie del borgo secondo un rito tramandato nei secoli. Si preannunciano due giornate intense. La danza non è solo espressione di festa, ma diventa simbolo di armonia tra passato e futuro. E proprio questo incontro di generazioni, il dialogo tra la giovane Maria e l’anziana Elisabetta richiamato da don Francesco, è il cuore pulsante del Carnevale di Bagolino. La tradizione che abbraccia il domani, la memoria che alimenta la speranza.

Il brodo di gallo

Dopo la cerimonia, come vuole la tradizione, il parroco ha offerto all’oratorio a balarì e fedeli il brodo di gallo caldo. Un gesto semplice, ma denso di significato: condividere un pasto caldo, incontrarsi e raccontarsi. Anche qui, l’incontro prevale sull’individualismo. «L’alcol può essere compagno del Carnevale, ma non deve esserne padrone», ha esortato don Francesco. È l’incontro, e non l’eccesso, a riscaldare l’anima. E ancora: «Il Carnevale nasce dallo sguardo di una maschera e vive negli occhi di un bambino», ha concluso il parroco. Un invito a riscoprire la gioia autentica, quella che sa giocare con le identità senza perderle, che trova nell’altro non una minaccia ma una ricchezza.

  • Carnevale di Bagolino, nella chiesa di San Giorgio la messa dedicata a «sunadúr e balarì»
    Carnevale di Bagolino, nella chiesa di San Giorgio la messa dedicata a «sunadúr e balarì» - New Reporter Pasotti © www.giornaledibrescia.it
  • Carnevale di Bagolino, nella chiesa di San Giorgio la messa dedicata a «sunadúr e balarì»
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Nelle vie di Bagolino, tra coriandoli e sorrisi, questa gioia esplode in tutta la sua forza, ricordando che l’incontro, anche solo per un giorno, può vincere la solitudine di un intero anno. E così, mentre le danze continuano e le maschere percorrono le strade, il messaggio di Don Francesco resta sospeso nell’aria, come un augurio: che il Carnevale non sia solo una parentesi di colori, scherzi, brindisi e sorrisi, ma l’inizio di un incontro «nuovo», responsabile e generatore di gioia autentica, che duri ben oltre il mercoledì delle Ceneri.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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