I sindacati chiedono 50 euro in più ad Arriva

La proposta presentata per risolvere i disservizi peggiorati con l’inizio della scuola: per le Rsu servono una settantina di conducenti per coprire i 60mila chilometri al giorno sulle strade provinciali
Un autista durante il suo turno © www.giornaledibrescia.it
Un autista durante il suo turno © www.giornaledibrescia.it
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Non più un integrativo salariale, ma un aumento vero e proprio di stipendio pari a cinquanta euro. È la richiesta che i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, insieme a Faisa e Ugl, hanno sottoposto ieri mattina al direttore delle Risorse umane di Arriva Italia, Pietro Brunetti, nell’incontro fissato per tentare di trovare una soluzione al disservizio che molti cittadini, soprattutto studenti, stanno vivendo con l’inizio della scuola.

Da un mese sono circa 400 i chilometri che quotidianamente gli autobus blu di Arriva non riescono a percorrere per mancanza di autisti. L’azienda concessionaria del trasporto extraurbano di Brescia si è riservata di rispondere entro qualche giorno alla richiesta dei sindacati, ma né le organizzazioni né i lavoratori confidano che la vicenda possa risolversi in così poco tempo. Fatto sta che il dialogo tra l’azienda e gli autisti va avanti, così come lo stato di agitazione dei dipendenti, che lamentano «condizioni di lavoro inaccettabili e orari insostenibili».

Il dialogo

Un confronto serrato, iniziato con la rinuncia dei lavoratori di continuare ad accettare turni massacranti, fatti di straordinari «fuori regola», cioè oltre l’orario di lavoro stabilito dal contratto nazionale degli Autoferrotranvieri. Le Rsu dell’azienda lo hanno scritto a chiare lettere in un comunicato inviato al Giornale di Brescia la scorsa settimana: «Ogni conducente ha un limite di tempo di lavoro, dettato da Leggi e cioè 8 ore giornaliere in 12-13 e 14 ore di impegno. Ciò che l’azienda pretende è una disponibilità maggiore per sopperire alla mancanza di autisti.

Disponibilità che porterebbe l’operatore di esercizio a non essere in linea con le norme sulla sicurezza e tempi di guida». Ciò che preoccupa i conducenti di autobus è il rischio che turni così pressanti possano compromettere il loro stato psicofisico, con tutto ciò che questo comporta: guidano mezzi lunghi dai 12 ai 18 metri e trasportano persone.

«C’è poco da rischiare!», scrivono i lavoratori. Senza contare la qualità della vita: per coprire dalle 6,5 alle 8 ore di guida, che non possono essere fatte in modo continuativo, ma con pause, il «nastro lavorativo», la permanenza cioè del lavoratore in azienda, arriva fino a 14 ore. Considerando che un autoferrotranviere lavora sei giorni a settimana è facile capire che rimane ben poco tempo da dedicare alla famiglia e ai propri hobby. 

Assenza di personale

Per gratificare i lavoratori che dovrebbero risolvere i disservizi causati dalla mancanza di conducenti, gli autisti chiedono quindi un maggior impegno economico all’azienda, senza dimenticare, però, il vero nocciolo del problema: l’assenza di personale viaggiante. Al nostro giornale il direttore operativo di Arriva Italia, Roberto Salerno, aveva parlato di una carenza di circa 15 autoferrotranvieri.

I pullman di Arriva © www.giornaledibrescia.it
I pullman di Arriva © www.giornaledibrescia.it

Numeri che non convincono le Rsu, che al contrario indicano in una 70ina gli autisti che servirebbero per coprire i 60mila chilometri al giorno che gli autobus blu percorrono sulle strade della provincia. E l’assenza dei conducenti è un problema che i sindacati attribuiscono all’azienda «non esente da responsabilità sulla mancanza del personale – scrivono –. Basti pensare che solo negli ultimi 2 anni abbiamo avuto 130 dimissionari che sono transitati in altre aziende del Tpl o in altri settori». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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