Gli autisti: «Arriva chiede sempre di più ma così si perde in sicurezza»

Nei giorni della vicenda contrattuale e dei disagi per gli utenti, le Rsu dell’azienda prendono posizione: «Non siamo assenteisti, il problema è la gestione vergognosa»
Alcuni studenti mentre salgono su un pullman Arriva - © www.giornaledibrescia.it
Alcuni studenti mentre salgono su un pullman Arriva - © www.giornaledibrescia.it
AA

Le Rsu di Brescia di Arriva, William Andreoli, Stefano Bianchetti, Riccardo Boscolo e Luigi Dionisio, hanno scritto al Giornale di Brescia per commentare le dichiarazioni dell’azienda relativamente alla mancanza di autisti. Vi riportiamo il loro intervento.

Rimaniamo sbalorditi dalle affermazioni aziendali e abbiamo il dovere di fare chiarezza in merito a questa situazione articolata, è giusto che anche i lettori conoscano la verità. Il lavoro del conducente da contratto nazionale Autoferrotranvieri è strutturato in questo modo: 6 giorni lavorativi, con turni giornalieri di 6,5 ore con un nastro lavorativo di 12 ore (per nastro si intende l’impegno che si ha nell’arco della giornata).

Negli anni sono stati stilati accordi aziendali, in gergo accordi di II livello, che concedono all’azienda la possibilità di creare turni oltre le 12 ore di impegno raggiungendo anche turni di 13 e 14 ore di impegno, oltre a ciò sono stati concessi 40 minuti di media di straordinario giornaliero. Per cui il conducente fa già più rispetto al Ccnl Autoferrotranvieri. Ogni conducente ha un limite di tempo di lavoro dettato da leggi e cioè 8 ore giornaliere in 12-13 e 14 ore di impegno.

Ciò che l’azienda pretende è una disponibilità maggiore per sopperire alla mancanza di autisti. Disponibilità che porterebbe l’operatore di esercizio a non essere in linea con le norme sulla sicurezza e tempi di guida; e il non rispetto delle norme può compromettere in modo significativo lo stato psicofisico del conducente e visto che trasportiamo persone e siamo in giro con mezzi da 12 a 18 metri, c’è poco da rischiare! Inoltre, gli autisti mancanti sono molto più di 15, considerando anche che la percentuale di appalto che Arriva Italia ha attivato con vettori esterni supera ampiamente il 25% di legge e che ormai i controllori da qualche anno sono sempre in guida, riteniamo un ammanco di 70/80 autisti.

Le affermazioni aziendali che i turni vengono discussi con la parte sindacale sono parzialmente corrette, in quanto la Commissione Turni (Ct) non è paritetica, quindi ciò che viene presentato non viene discusso ma subìto, infatti la Ct può verificare solo se i turni rispettano le leggi, il Ccnl e gli accordi aziendali.

Il vero problema è lo straordinario, eccessivo, extra turno che l’azienda chiede ai dipendenti. Non è da sottovalutare anche i problemi dei sub affidi, vettori terzi, non controllabili per quantità e regolarità delle corse affidate ma soprattutto, nella maggior parte dei casi, non in regola con le norme dei tempi di guida e di sicurezza, non ottemperando né al Decreto del Ministero dei Trasporti - 23/02/1999 - n. 88 - Idoneità fisica e psicoattitudinale del personale addetto ai pubblici servizi di trasporto, tantomeno il Decreto legislativo 81/08, mettendo a rischio la propria incolumità nonché quella dei trasportati.

Riteniamo l’azienda non esente da responsabilità sulla mancanza del personale, basti pensare solo negli ultimi due anni abbiamo avuto 130 dimissionari che sono transitati in altre aziende del Tpl o in altri settori. È da anni che le varie Rsu chiedono un’organizzazione che permetta una conciliazione tra vita privata e lavorativa, di adeguare le indennità al passo dell’evoluzione del trasporto pubblico, ma l’azienda è sempre stata sorda e poco attenta alle problematiche che vengono puntualmente denunciate.

Oggi, nostro malgrado, dobbiamo ricordare all’azienda e alla politica bresciana che le denunce delle criticità fatte da anni sulla salute del Tpl sono diventate realtà e non ci resta altro che urlare «vergogna» a una gestione nefasta e superficiale. Il gioco di scaricabarile non funziona più, è evidente, senza ombra di dubbio di chi sono le responsabilità della distruzione del Tpl extraurbano. Non possiamo accettare che i lavoratori passino da assenteisti e nullafacenti e la dimostrazione è palese anche nelle contraddittorie dichiarazioni che denunciano che, senza la disponibilità dei lavoratori a prestazioni accessorie, le criticità continueranno.

Altro concetto che vogliamo ribadire, se non siamo stati chiari, è che non è solo un mero problema economico ma di salute, sicurezza e qualità di vita lavorativa che manca e a nessuno interessa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.