Giacomo Bozzoli: «C’è un testimone austriaco che mi scagiona»
Giovedì pomeriggio - quando è stato informato della cattura - ha voluto andare personalmente a Soiano, a vedere dove si era nascosto quello che è stato per undici giorni un latitante. E poi con Giacomo Bozzoli ha parlato a lungo. «Si è proclamato innocente e mi ha detto che ha inviato una lettera al mio ufficio. Pensa alla revisione della sentenza di condanna» racconta il procuratore capo Francesco Prete che nella villa che si affaccia sul Garda, di proprietà della famiglia di Marcheno, ha avuto un lungo faccia a faccia con il 39enne prima che venisse trasferito in carcere.
La lettera
Nella lettera che dice di aver mandato - e che non è ancora arrivata - al procuratore capo, ma anche al procuratore generale Guido Rispoli e a Roberto Spanò, il giudice che ha firmato la sua condanna in primo grado, Giacomo Bozzoli fa un nome. «Di un testimone austriaco che mi scagiona dall’accusa di omicidio» ha raccontato quello che per la giustizia italiana è l’assassino di suo zio Mario.
I magistrati attendono di ricevere lo scritto e poi valuteranno come muoversi.
Perché solo adesso?
La prima domanda è la più ovvia. Perché Giacomo Bozzoli che ha avuto tre processi a disposizione per presentare questo fantomatico teste si muove solo ora? Di certo c’è che tornano di moda - in questo caso che si trascina da nove anni - i rapporti con l’Austria.
Da una banca austriaca arrivavano infatti i 4500 euro in contanti trovati in un cassetto della casa di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della Bozzoli trovato senza vita dopo la scomparsa del suo datore di lavoro. E sempre in Austria i Bozzoli avevano dei conti corrente per movimenti di materiale ferroso all’estero.
Ora ci sarebbe un testimone. Arrivato però fuori tempo massimo.
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