La compagna di Bozzoli: «Era una vacanza, non una fuga»

Lo ha fatto mettere a verbale durante l’interrogatorio dopo essere rientrata a Brescia ieri. Per gli inquirenti la donna si è limitata a «confermare quello che non poteva non confermare»
Antonella Colossi, compagna di Giacomo Bozzoli, ieri fuori dal comando dei carabinieri - Foto Ansa Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
Antonella Colossi, compagna di Giacomo Bozzoli, ieri fuori dal comando dei carabinieri - Foto Ansa Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
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Tutta la verità non la dirà mai. E anzi le «bugie» e i «non ricordo» saranno sempre la strada più facile da percorrere. Ne sono certi gli inquirenti che per ore hanno ascoltato Antonella Colossi, la compagna 42enne del latitante Giacomo Bozzoli, in fuga dal carcere a vita da solo dopo che la donna e il figlio sono tornati ieri a Brescia.

«Era una vacanza, non una fuga», ha fatto mettere a verbale Colossi. Però Giacomo Bozzoli per la «vacanza» aveva lasciato a casa il suo cellulare, l’ultimo numero che usava a livello personale e che i carabinieri hanno sequestrato nella villa di Soiano del Garda. La compagna del 39enne non è indagata e non è indagabile per favoreggiamento in virtù dell’articolo 384 del codice penale per il quale «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore». E la donna starebbe sfruttando al massimo la sua posizione di non indagabile e quindi non ha tradito il compagno in fuga dopo aver incassato in via definitiva la condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, gettato nel forno della fonderia di Marcheno l’8 ottobre 2015.

Le tappe

«Ha confermato quello che non poteva non confermare perché ci sono elementi che la smentirebbero», si lasciano sfuggire gli inquirenti bresciani che però stanno verificando ogni parola della donna. La 42enne che ha dichiarato di aver «perso il cellulare la prima notte a Cannes» e poi di «aver perso la memoria per lo choc dopo la sentenza» ha ripercorso le presunte tappe della fuga dall’Italia. Che sarebbe partita il 23 dal Lago di Garda, a bordo della Maserati Levante finita sotto i portali all’alba in provincia di Brescia, per proseguire a Cannes una notte, all’acquario di Valencia dove la famiglia avrebbe passato un’altra notte e poi a Marbella, nel sud della Spagna, dove Giacomo Bozzoli, Antonella Colossi e il loro bambino sarebbero rimasti insieme fino alla lettura della sentenza.

La sentenza letta su internet

Ha spiegato che i tre hanno appreso della conferma dell’ergastolo guardando Internet attraverso un computer dell’albergo. Poi le strade dei Bozzoli si sono divise, non senza prima aver messo il bambino davanti alla realtà. «È stato uno shock dover dire che il padre si sarebbe allontanato», ha riferito la donna ai carabinieri di Brescia che l’hanno interrogata per quattro ore. «Non so dove sia Giacomo e neppure che fine abbia fatto l’auto. Ho provato a dirgli di rimanere con noi», le parole della compagna del latitante bresciano.

Nessuna dichiarazione

Dopo l’interrogatorio al comando provinciale di Brescia la donna e il bambino si sono chiusi nella casa dei genitori di lei a Chiari. Lontani da tutti e da tutto. La famiglia ha pure chiamato le forze dell’ordine per far allontanare i giornalisti.

«Non rilasciano dichiarazioni», fa sapere l’avvocato Paolo Botticini, penalista bresciano che sta seguendo la vicenda. Come legale, ma non come difensore dato che la 42enne non è indagata e quindi lui non era presente all’interrogatorio della compagna di Giacomo Bozzoli sentita come persona informata sui fatti. Informata su una fuga che il compagno sta proseguendo all’estero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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