Giacomo Bozzoli, all’estero è caccia all’uomo: c’è l’ipotesi della fuga in nave
All’estero è caccia all’uomo. In Italia si cercano possibili legami con persone che possono aver aiutato Giacomo Bozzoli a costruirsi la latitanza iniziata una settimana fa. Perché più passano le ore e più gli inquirenti sono convinti che il 39enne bresciano, condannato all’ergastolo in via definitiva per aver gettato lo zio Mario nel forno di fonderia di famiglia l’otto ottobre 2015 a Marcheno, avesse pianificato la fuga in ogni dettaglio.
In attesa di ricevere le immagini delle telecamere a circuito chiuso degli alberghi di Cannes e Marbella dove è stato registrato il documento di Giacomo Bozzoli, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire eventuali spostamenti interni in Spagna e Francia da parte di Bozzoli che con la compagna e il figlio ha trascorso una decina di giorni tra Cannes, Valencia e Marbella. Non si esclude che possa essersi imbarcato su una nave dopo essersi liberato della Maserati Levante usata per lasciare l’Italia. E sulla quale la compagna non ha saputo dire nulla.
Che fine ha fatto la Maserati?
L’uomo che durante il processo iniziò con queste parole il suo esame: «Vorrei dire che io dirò tutta la verità perché io sono innocente, e dirò solo la verità», è ancora latitante all’estero. In Spagna la sua Maserati Levante è stata inquadrata solo una volta dalle telecamere stradali ma in un periodo in cui Bozzoli era ancora con la compagna e con il figlio, rientrati in Italia e a Brescia venerdì in treno dalla Francia dopo aver trascorso alcuni giorni tra Cannes, Valencia e Marbella.
«Insieme fino al primo luglio quando abbiamo scoperto in Internet della conferma dell’ergastolo. Poi Giacomo si è allontanato ma non so dove» ha detto ai carabinieri Antonella Colossi, la compagna del 39enne. Che in sette giorni ha perso il compagno, in fuga, la memoria, «per lo choc dopo la sentenza» ha detto, e prima ancora il cellulare «a Cannes la prima notte fuori dall’Italia».
I cellulari
I cellulari non sono un dettaglio in questa vicenda. Non lo sono oggi, per la latitanza, e nemmeno nove anni fa all’epoca dell’omicidio di Mario Bozzoli. Scappando dall’Italia Giacomo ha lasciato il suo a casa, quello collegato al numero che usava personalmente, e che i carabinieri hanno trovato in un cassetto della villa di Soiano del Garda. Possibile che uno decida di andare in vacanza con compagna e figlio senza cellulare? «Ne avrà usati altri intestati a stranieri» ipotizzano gli inquirenti. Non una novità per Giacomo Bozzoli che secondo le indagini, nove anni fa quando lo zio Mario svanì nel nulla, poteva contare su una batteria di una decina di sim telefoniche.
Le schede intestate ad altri
«Le schede che mi hanno sequestrato i Carabinieri non sapevo neanche di averle e l’uso di queste schede era solo per un semplice motivo: le utilizzavo quando magari incontravo una ragazza in un locale e volevo chiamarla; e magari per chiamare delle escort per divertirmi, non era per chiamare dei delinquenti, né brutta gente, era solo per chiamare ragazze» raccontò a processo.
Aveva schede intestate a cittadini albanesi, rumeni e pakistani. Chi indaga è anche convinto che la compagna sia rientrata in Italia - dopo due giorni di vuoto in cui non risulta registrata in nessun albergo in Spagna - solo quando Giacomo Bozzoli l’ha avvertita che la sua fuga stava proseguendo nel migliore dei modi.
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