Giacomo Bozzoli aveva già pensato di scappare nel 2015

La fuga del 23 giugno con la Maserati che transita sotto tre portali stradali ha molte assonanze con il piano che la ex del 39enne raccontò ai carabinieri il giorno dopo la scomparsa di Mario
A Soiano del lago la perquisizione della villa di Giacomo Bozzoli - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
A Soiano del lago la perquisizione della villa di Giacomo Bozzoli - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Gli inquirenti avevano annunciato di voler fare «terra bruciata» attorno al latitante Giacomo Bozzoli, scomparso dopo essere stato definitivamente condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario. E così nelle ultime ore da Procura di Brescia e tribunale sono stati disposti «accertamenti a strascico» con l’obiettivo di isolare il 39enne in fuga con moglie e figlio. L’ultimo segnale è del 30 giugno, domenica scorsa. In un albergo in Spagna. Poi il silenzio.

Nella villa di Soiano del Garda i carabinieri hanno sequestrato dispositivi informatici riconducibili alla coppia così come sono stati sequestrati anche i cellulari ai parenti più stretti di Giacomo Bozzoli e al suocero, padre della compagna del 39enne bresciano.

Nove anni per pensare alla fuga

«La fuga? Ha avuto nove anni per pensarla» ha commentato a Pomeriggio Cinque Andrea Ronchini, lo zio paterno del latitante, cognato di Adelio – padre di Giacomo – e Mario, la vittima. Secondo gli ultimi accertamenti «validati da risultanze investigative», Giacomo Bozzoli potrebbe trovarsi all’estero. Così come già inserito nel decreto di latitanza firmato dal presidente della prima sezione penale Roberto Spanò che aveva messo nero su bianco le dichiarazioni fornite da Daniele Colossi, suocero di Bozzoli ai carabinieri. «Sono in vacanza in una zona imprecisata della Francia».

Lo stesso Colossi oggi attraverso il suo legale ha lanciato un vero e proprio appello. «Questa vicenda mi sta distruggendo. Mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino». Daniele Colossi, proprietario di una galleria d’arte in centro a Brescia ha aggiunto: «Per quanto mi riguarda posso solo dire che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettando la legge. Per questa ragione mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo che questa sia la cosa migliore per tutti. Spero che la vicenda si concluda il prima possibile».

Le polemiche

Le polemiche sulla fuga intanto non si placano e fonti interne all’Arma confermano che le forze di polizia di Brescia non hanno avuto dall’autorità giudiziaria «nessuna prescrizione di controllo» e Giacomo Bozzoli non era sottoposto ad alcuna misura di carattere cautelare «nemmeno nella forma dell’obbligo di dimora o di firma». La Maserati Levante di Giacomo Bozzoli è stata intercettata l’ultima volta al mattino del 23 giugno dai portali con lettore di targa: alle 5.51, alle 5.53 e alle 6.03 tra Manerba e Desenzano del Garda. Poi il vuoto.

La ex di Bozzoli e il piano di Giacomo  

E il pensiero torna alle parole della ex di Giacomo Bozzoli che già il 9 ottobre 2015, il giorno dopo la scomparsa di Mario Bozzoli si presentò dai carabinieri per dire che Giacomo «mi ha sempre palesato il suo odio nei confronti dello zio, tanto che più volte mi ha ripetuto che il suo intento era di ucciderlo». Non solo. La ex quando venne sentita nel processo di primo grado – ma in precedenza anche in un incidente probatorio – riferì che Giacomo le aveva svelato un piano. Anche in quel caso c’entravano un’auto e un passaggio davanti alle telecamere.

«Lui – riferì a verbale la donna nell’udienza del 17 novembre 2021– mi ha sempre detto che io avrei dovuto prendere la sua macchina, all’epoca la Mercedes ML, transitare in autostrada e andare a dormire a casa mia, mentre lui doveva… a detta sua aspettare lo zio fuori casa».

Un piano che ricorda molto la fuga del 23 giugno scorso quando la vettura intestata a Giacomo tra le 5.51 e le 6.03 transita sotto tre portali stradali sulla sponda bresciana del Garda. Era lui alla guida o è stato un depistaggio come quello riferito alla ex compagna nel fantomatico piano omicida dello zio? Gli inquirenti non escludono che sull’auto dieci giorni potessero esserci solo la compagna e il figlio e lui invece si fosse già spostato prima. Cosi da guadagnare ancora più vantaggio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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