Giacomo Bozzoli al bivio della Cassazione: il primo luglio si giocherà l’ultima carta
Tre settimane prima di compiere 39 anni metterà sul tavolo le ultime carte per riscrivere una storia processuale che fin qui lo ha visto perdente. E per evitare di entrare in carcere.
La prima sezione della Cassazione ha fissato per il primo luglio l’udienza a carico di Giacomo Bozzoli, condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, l’imprenditore di Marcheno svanito nel nulla all’interno della sua fonderia la sera dell’otto ottobre 2015.
Per i giudici bresciani Bozzoli è stato ucciso e poi gettato nel forno più grande della fabbrica di via Gitti e il nipote avrebbe agito in concorso con l’operaio Oscar Maggi, per il quale la Procura ha chiuso recentemente l’inchiesta bis, e con il collega Giuseppe Ghirardini, addetto al forno quella sera di quasi nove anni fa, e trovato senza vita a Case di Viso in Vallecamonica 10 giorni dopo la scomparsa di Mario Bozzoli.
In aula
Il prossimo primo luglio la Suprema Corte potrebbe mettere la parola fine al giallo di Marcheno, in un senso o nell’altro. Può confermare infatti il doppio ergastolo e quindi portare in carcere Giacomo Bozzoli attualmente libero, oppure annullare l’ultima sentenza e quindi assolvere in modo assoluto l’imputato. C’è però anche la terza strada: gli Ermellini possono annullare l’ultima sentenza rimandando però gli atti per un nuovo giudizio ad una Corte d’Assise d’appello diversa da quella che ha già giudicato Bozzoli. E non essendoci a Brescia una seconda sezione di Corte d’appello il processo bis sarebbe trasferito a Milano.
La difesa rappresentata dall’avvocato Luigi Frattini e dal professor Franco Coppi, che in carriera tra gli altri ha difeso Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, ha chiesto in 145 pagine di ricorso e per 34 motivi, l’assoluzione di Giacomo Bozzoli.
Il ricorso
I legali hanno sollevato anche una questione di legittimità costituzionale. «Pur essendo a nostro giudizio evidente che Giacomo Bozzoli sia innocente in relazione ai reati per i quali è stato condannato - scrivono i difensori - non possiamo non rilevare che la sentenza della Corte di Assise e la sentenza della Corte di Assise di appello siano entrambe fondate sull’inosservanza di norme processuali previste a pena di inutilizzabilità assoluta e che comportano pertanto la nullità di tali sentenze».
E nel mirino finisce anche e soprattutto il cambio di imputazione avvenuto nelle ultime udienze del processo di primo grado. L’accusa è passata da «ha ucciso lo zio e ha trasportato fuori dall’azienda il cadavere a bordo della sua auto» a «ha ucciso lo zio nel forno della fonderia».
Per la difesa di Giacomo Bozzoli la Corte di Assise e la Corte di Assise di appello non hanno garantito «l’effettività del diritto di difesa dell’imputato, il quale - una volta formulata l’imputazione da parte del pm - ha un’ovvia aspettativa a poter articolare la propria strategia difensiva in relazione, appunto, all’imputazione così cristallizzata, e non ad eventuali imputazioni alternative emesse nel corso del giudizio».
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