A Ghedi si va verso la realizzazione del Teatro Arcioni
Fossimo nel XV secolo, l’araldo salirebbe le scale della Loggetta delle Grida. Poi, catturata l’attenzione del popolo con un rullo di tamburi, griderebbe: «Audite, audite: Arcioni theatrum habebimus».
Anche se la Loggetta resiste ancora in un angolo di piazza Roma, questi editti medievali non si usano più: peccato, perché la notizia è di quelle da gridare. I ghedesi, infatti, l’aspettano da vent’anni: l’amministrazione comunale ha incaricato lo studio dell’ingegner Rosmani, di Ghedi, di valutare i possibili utilizzi del Teatro Arcioni, per poi passare alla fase progettuale.
Una lunga storia
Negli ultimi lustri l’abbiamo raccontata più volte: ora che finalmente «qualcosa si muove», vale la pena di riassumere la questione. Iniziati nel 2008, ai tempi delle giunte di centrosinistra, i lavori per la realizzazione del Teatro Arcioni non sono mai stati portati a termine. Infatti il teatro è ancora lì, realizzato a metà, in piazza Roma. Un’inutile scatola vuota, simbolo di un approccio che non bisognerebbe mai avere: né con le opere private, né tanto meno con quelle pubbliche.
Menefreghismo? Incapacità? Un’etica alla Paperoga? Certo che no: lo stallo trova ragion d’essere nel fatto che qualsiasi opzione sarebbe risultata giusta e sbagliata allo stesso tempo. Non continuare con i lavori significava buttare i soldi spesi per tirar su i muri e metterci sopra un tetto; terminare l’opera significava mettere in conto altri soldi e poi altri ancora per gestire il teatro.
Svolta copernicana
Nel dubbio non s’è mai fatto niente. Non sono mancate richieste di chiarimenti, proteste, proposte, annunci e promesse. Di fatti, però, nemmeno l’ombra. Dunque, l’incarico all’ingegner Rosmani segna una svolta copernicana: il primo passo concreto verso la realizzazione del teatro.
«Abbiamo chiesto di verificare le soluzioni possibili – anticipa il sindaco Federico Casali –. Ne sceglieremo una, che verrà tradotta in un progetto vero e proprio. Ovviamente abbiamo dato alcune linee guida: ad esempio, abbiamo chiesto una sala polifunzionale che possa ospitare concerti e spettacoli, ma anche riunioni, mostre ed altro ancora. Inoltre abbiamo chiesto che gli altri spazi del grande edificio possano accogliere alcune associazioni, tra cui la Banda, che nell’attuale sede non sta troppo bene. Ai tecnici il compito di presentarci un ventaglio di proposte; a noi quello di scegliere e di provvedere».
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