Ghedi, l’impianto termico rumoroso non fa dormire i vicini: va spento
Si ordina di «interrompere con effetto immediato il funzionamento dell’impianto di riscaldamento e raffrescamento fino agli interventi di bonifica acustica necessari». Ma anche «di produrre, entro 15 giorni, copia dei progetti impiantistici e relazione di dimensionamento dei gruppi frigoriferi e pompe di calore». Si dispone, infine, «di produrre una prova di valutazione di impatto acustico, redatta per il periodo diurno che notturno, precisando che la verifica fornita è da intendersi come atto di attestazione di conformità dei livelli sonori prescritti dalla normativa e il rispetto al limite della zonizzazione acustica comunale».
Sono i passaggi principali dell’ordinanza del Comune di Ghedi che «arresta» l’impianto centralizzato grazie al quale una ventina di famiglie mantengono una temperatura gradevole all’interno degli appartamenti del Nave e del Gregotti, i due condomini che si trovano tra via X Giornate e via Don Lorenzo Tracconaglia a Ghedi. Impianto che da tempo è diventato un incubo, per «l’eccessivo rumore», per le persone che abitano nelle villette vicine.
Il caso
L’ordinanza è frutto di una contesa deflagrata la scorsa primavera. Era accaduto che, sfruttando il 110%, i condòmini avevano reso più efficienti le loro abitazioni, anche realizzando un impianto di riscaldamento centralizzato azionato da grandi pompe di calore. Le quali, se da un lato riuscivano a riscaldare i 20 appartamenti dei due condomini, dall’altro producevano rumore e vibrazioni, che si «scaricavano» nelle villette e nel parco pubblico di via don Tracconaglia.
«Impossibile dormire»
Inevitabile la controversia tra i condòmini e gli abitanti delle villette, molto irritati. «La notte - avevano detto - non riusciamo a dormire per il rumore». Quindi, sentendosi presi per il naso («Guarda caso non hanno messo le pompe sulla terrazza del condominio. No, le hanno piazzate davanti a casa nostra»), si sono rivolti a chi poteva tutelare i loro interessi. Tra questi un tecnico (il geometra Fabio Carera) e il Comune. Da dove, dopo i rilievi del caso, è partita l’ordinanza.
«I condòmini - spiega Carera - hanno fatto presente che, grazie alle pompe di calore, hanno eliminato 20 caldaie singole, contribuendo a rendere l’aria più pulita. Vero, però è anche vero non si può scaricare sugli altri i costi dell’ecosostenibilità». Il sindaco Federico Casali, invece, sottolinea che «l’ordinanza s’è resa necessaria perché c’è di mezzo la salute pubblica. Ovviamente, i condòmini possono presentare ricorso».
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