La tribolata vicenda del 25 Aprile e di «Bella ciao» a Ghedi

Non tutti i «25 Aprili» vengono per litigare. Infatti, se è vero che a volte la festa della Resistenza porta tensioni e mugugni, è anche vero che, quando meno te l’aspetti, ecco il miracolo che mette tutti d’accordo, e alla fine destra e sinistra si stringono (almeno metaforicamente) la mano.
Accade a Ghedi, dove l’oggetto del contendere è «Bella ciao», la celeberrima canzone associata alla Resistenza e ai partigiani, perché le parole del testo evocano la libertà e la lotta contro le dittature. In realtà secondo qualcuno «Bella ciao» sta alla Resistenza come il panettone alla Pasqua. Pare, infatti, che la melodia di questa canzone sia molto più vecchia della Liberazione: sarebbe figlia di una melodia yiddish registrata nel 1919 a New York da un fisarmonicista Klezmer di origini ucraine. Ma tant’è: «Bella ciao» è stata adottata dall’Anpi come simbolo della lotta contro il fascismo e della Liberazione. Così è.

Forse per questo non è mai piaciuta troppo alla destra. Il caso di Ghedi è emblematico: da quando si celebra il 25 Aprile, alla manifestazione in piazza Roma la banda aveva sempre suonato «Bella ciao», con relativa coreografia di bandiere rosse, falci & martelli, pugni alzati e via dicendo.
Sedici anni fa, con l’arrivo del centrodestra nella stanza dei bottoni, la musica era letteralmente cambiata: dall’alto (non dei cieli, ma del Municipio) alla banda era arrivato il niet e la canzone del partigiano era stata bandita. Vietato suonarla. Sostituita dal «Piave»: bella canzone, ricca di significati, che però sta alla Liberazione come i fagioli allo spritz. Il «Piave», infatti, celebra la Prima Guerra Mondiale, quindi s’addice al 4 Novembre, non al 25 Aprile.
Siccome la sinistra, gli antifascisti e l’Anpi non volevano rinunciare a questo simbolo, negli ultimi anni a Ghedi il 25 Aprile era sempre accompagnato da una doppia colonna sonora: quella ufficiale della banda e quella di chi, a fine celebrazione, in aperta polemica con gli amministratori, da dietro uno striscione intonava «Bella ciao».
Nel 2024, inaspettato, il miracolo: finito di suonare il «Piave», il maestro della banda si è avvicinato al sindaco Federico Casali. Breve conciliabolo tra i due, poi, tra lo stupore generale, gli applausi e la voce dei tanti che si sono messi a cantare, la banda ha intonato «Bella ciao». Quello dell’anno scorso è stata un’eccezione o la banda tornerà a suonare «Bella ciao»? Lo sapremo tra una decina di giorni.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.