Rombi di motore e occhi lucidi: in migliaia al funerale di Seba
Le sgasata degli scooter e delle moto, grida di dolore di centinaia di ragazzi come Sebastiano, uniti in un momento che non avrebbero voluto condividere mai. Quei mezzi hanno davvero urlato verso il cielo, tutti disposti in gruppo fuori dalla chiesa di San Vincenzo. La parrocchiale di Calcinato si è rivelata troppo piccola per contenere le migliaia di persone che sono arrivate oggi pomeriggio per l’ultimo saluto a Sebastiano Socci, il 17enne morto lunedì per le conseguenze di un terribile incidente stradale in cui è rimasto coinvolto domenica sera.
Casco e occhi lucidi
Letteralmente in migliaia, di ogni età: la chiesa non è riuscita a contenerli tutti e a decine, se non centinaia, hanno dovuto seguire la funzione da fuori, sul sagrato. Centinaia di ragazzi poco più che adolescenti con il loro casco in mano, le felpe nere e gli occhi lucidi, se non rotti dal pianto. Centinaia di genitori, di mamme e di papà che, era palpabile, erano vicinissimi a mamma Marta e papà Daniele, che non vedranno mai il loro ragazzo di 17 anni diventare adulto.
C’erano i compagni di classe di Sebastiano, e c’era la grande famiglia del Paola di Rosa, che Sebastiano l’ha abbracciato fino alla terza media e che continua ad abbracciare i suoi tre fratelli, Sofia, Samuele e Maria. C’erano i compagni di squadra della Feralpi che con lui hanno condiviso le gioie delle gare in bicicletta.
Le parole del parroco
«È il momento del dolore – ha detto dall’altare il parroco di Calcinato, don Vincenzo Arici –, ma anche della consapevolezza che chi muore, continua a vivere nei cuori di chi lo ha amato. È questo il senso dell’essere genitori: dare ai propri figli l’opportunità della vita». Dal parroco anche un pensiero per l’altra famiglia di Calcinato in queste ore straziata dal dolore, quella di chi domenica sera si trovava alla guida dell’auto contro cui Sebastiano è andato a sbattere: «In queste circostanze parlare equivale a balbettare – ha affermato il parroco –, perché non esistono parole di fronte alla morte. Ciò che conta, ciò che davvero può essere d’aiuto e di conforto, sono l’abbraccio e il pianto condiviso».
Il rombo
Hanno trovato il loro modo di abbracciare e piangere Sebastiano i tanti suoi amici, che fuori dalla chiesa hanno organizzato un raduno vero e proprio di motociclette. All’uscita della bara, hanno cominciato a rombare come se quel rombo non dovesse finire mai. È stato il momento più straziante di tutta la cerimonia, quello che ha toccato i cuori nel profondo, anche delle persone meno giovani. Lì, in quel momento è risultato evidente a tutti i presenti quanto profondo fosse il dolore di quei ragazzi, altre volte così enigmatici e all’apparenza imperturbabili. Non c’era traccia di spavalderia nelle loro «sgasate», c’era solo profonda tristezza. Ci si è resi conto che davvero porteranno per sempre con loro Sebastiano, nel cuore e nei ricordi.
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