Morto in un incidente in Maniva, mercoledì l’addio a Pierluigi Bettoni

Pierluigi Bettoni sabato si è scontrato in bici contro un’auto: aveva 56 anni, lavorava in Beretta ed era padre di tre figlie. Era iscritto all’Aido e i suoi organi sono stati donati
Pierluigi Bettoni, 56 anni, è morto in bici Maniva sabato mattina - Foto © www.giornaledibrescia.it
Pierluigi Bettoni, 56 anni, è morto in bici Maniva sabato mattina - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Pochi minuti prima di mezzogiorno di sabato si era fermato a postare alla moglie Barbara una fotografia, poi aveva cominciato con il cognato al seguito la discesa dei tornanti della strada del Maniva che aveva scalato in bicicletta in mattinata. Il suo destino lo aspettava dietro una curva: pare che Pierluigi Bettoni, operaio della fabbrica di armi Beretta e padre di tre figlie, Marta, Sara ed Elena, dopo un abbrivio in discesa abbia allargato la sua traiettoria, sino a colpire in pieno la macchina che saliva. Inutile il ricorso ai freni a mordere i cerchioni: gli pneumatici hanno pattinato sull’asfalto e lo scontro terribile con l’ostacolo che non poteva evitarlo a distanza di due giorni non ha lasciato scampo al 56enne.

Nelle prime ore di domenica è stata dichiarata la sua morte clinica. Quindi dopo le 11 l’equipe medica del Civile ha provveduto al prelievo degli organi.

La donazione

Bettoni era iscritto all’Aido come donatore. Alla sua morte è stata rispettata la sua volontà. Già in settimana le sue cornee doneranno la vista a un’altra persona. È l’ultimo dono di una persona generosa, di un uomo sempre disponibile ad aiutare chiunque fosse nelle necessità, anche offrendo soldi in casi di bisogni estremi. Così ricordano a Ponte Zanano il 56enne: sempre disposto a sostituire colleghi nei turni o a cambiare macchina per assecondare le esigenza industriali del reparto. «Un uomo buono e generoso, pronto ad ascoltare e a rendersi disponibile», raccontano di lui.

La famiglia

Sposato con Barbara Ottobri, medico in forza anche alla Casa di riposo di Sarezzo, nella sua vita ha offerto un impegno a servizio della parrocchia, dove faceva il catechista. «Aveva perso il padre che era poco più che 14enne e da allora era sempre stato convinto del ruolo centrale della famiglia», racconta chi lo conosceva. E ancora: «Era una personalità complessa e trasparente allo stesso tempo. Era profondo e sensibile, adorava due cose oltre alla sua famiglia: la bicicletta e lavorare il legno», continuano. Già, la bicicletta era considerata l’unico «vizio» di una vita integerrima e retta, tutta dedita agli affetti e al lavoro.

Il lavoro

Era entrato in Beretta Armi oltre trent’anni fa e il suo rigore personale ne faceva un operaio eccellente nelle lavorazioni di precisione. «Ma l’aspetto che più appagava l’amicizia con lui era la sua generosità verso chiunque lamentasse un’esigenza. Testimoniava in prima persona i comandamenti evangelici e per farlo non badava al suo sacrificio. L’unica cosa che si concedeva era la bicicletta», continuano gli amici. Una passione che sabato gli è costata la vita.

Il funerale

Solo ieri la magistratura ha concesso il rilascio della salma. Il rito funebre si terrà domani alle 15,30 nella chiesa parrocchiale Cristo Re di Ponte Zanano partendo alle 15.20 dalla Casa del commiato dell’impresa funebre Marchesini, in via Matteotti 345 a Gardone Val Trompia. 

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