Fu condannato a 8 anni per violenza su una bambina, oggi deve al Ministero 328mila euro
Il conto con la giustizia penale lo ha saldato. Ha scontato gli otto anni di carcere inflitti in primo grado, confermati in appello e poi in Cassazione per violenza sessuale su una bambina che all’epoca dei fatti aveva quattro anni e che frequentava la scuola materna della provincia dove lui lavorava come bidello.
Ora per l’uomo, licenziato proprio a causa dell’infamante vicenda e che finì anche in carcere dopo essere evaso dai domiciliari, è arrivato il giudizio della Corte dei Conti. Che lo ha condannato a pagare al Ministero dell’Istruzione oltre 328mila euro. Tanto quanto lo stesso Ministero aveva versato come risarcimento ai genitori della bambina vittima di abusi. È stato riconosciuto il danno biologico e anche quello morale e nel conto sono contemplate anche le spese legali e mediche sostenute dalla famiglia dell’allora minore.
Era il 2007
La sentenza della giustizia contabile arriva dodici anni dopo il pronunciamento definitivo in sede penale della Cassazione e a distanza di 17 anni dalla denuncia da parte dei genitori che, nel 2007, avevano notato i segni sul corpo della bambina, registrato il cambio d’umore e raccolto la confidenza choc della figlia. Un racconto ritenuto credibile. Processo dopo processo, in tutti i gradi di giudizio.
«Nel merito il Collegio ritiene che il racconto della minore - così come riversato alla madre, alla psichiatra e quindi cristallizzato in sede di incidente probatorio - possegga un peso specifico probatorio assai elevato, tale da potervi solidamente ancorare il giudizio di penale responsabilità dell’imputato» scrisse il giudice di primo grado. «La psichiatra ha affermato che a suo giudizio la bambina aveva compiuto la rivelazione all’inizio dell’anno scolastico per il timore che la situazione già vissuta l’anno precedente si ripetesse di nuovo ad oltranza, e che il racconto aveva avuto per lei un effetto liberatorio» la tesi dei giudici. E proprio sulle sentenze penali datate 2010-2011 e 2012, si è basato oggi il calcolo della Corte dei Conti.
Il maxi risarcimento
«Sotto il profilo causale - si legge nella sentenza del collegio - gli esborsi imputabili all’odierno convenuto a titolo di responsabilità amministrativa per danno indiretto corrispondono agli importi risarcitori accertati dalla Corte di appello di Brescia pari a 328.725,08 euro. Tale somma, infatti, rappresenta - ad avviso del Collegio - il danno causalmente imputabile alla condotta illecita del convenuto, secondo le risultanze processuali, rimanendo onere dell’amministrazione di procedere al recupero della differenza (oltre 42mila euro) già pagata in esecuzione della sentenza di primo grado».
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