Tenta di uccidere sé e la figlia con il gas, in auto anche una pistola

Il telefono squilla a vuoto. Al citofono non risponde nessuno. Il silenzio è troppo prolungato per non essere il chiaro segnale di tragedia imminente. I suoi parenti sembrano sospettare il peggio. Dopo diversi tentativi andati a vuoto dirottano le loro chiamate altrove.
L’allarme
Di quel vuoto ingiustificato, attraverso il 112, vengono incaricati i carabinieri. Partono quelli della compagnia di Chiari. E lo fanno con i tempi giusti. Quando arrivano al cancello della abitazione nel cuore della Franciacorta segnalata nella richiesta di intervento anche loro sono colti dal sospetto che qualcosa stia scivolando inesorabilmente nel dramma. I militari si attaccano al campanello, cercano uno spiraglio nel muro di cinta per capire il motivo del silenzio e, non appena lo trovano, scavalcano.
Provvidenziali
In mezzo al cortile della villa c’è un fuoristrada acceso, con un tubo di gomma che parte dallo scarico e arriva fino all’abitacolo. Il fumo all’interno ha come opacizzato i vetri. Segnale inequivocabile davanti al quale i carabinieri non esitano e si gettano sull’auto. Riescono ad abbassare un finestrino, ad aprire l’abitacolo. Ad evitare un dramma nel dramma.

Sui sedili un uomo, sulla quarantina, e sua figlia in età da prima elementare. Un carabiniere preleva la piccola e la porta al sicuro. L’altro si accorge che tra le gambe del padre c’è una pistola. Gli si avventa addosso prima che riesca a portare a termine il suo proposito dando atto al suo piano B. Lo immobilizza compiendo un’operazione ad alto coefficiente di rischio.
Nel cortile della casa del 40enne, nel volgere di pochissimi minuti, arrivano i rinforzi: altri carabinieri, Vigili del Fuoco e ambulanze inviate dall’Areu.
In ospedale
La bambina viene affidata alle cure dei sanitari. Caricata su un mezzo di soccorso e portata in ospedale per le cure. Ha respirato gas di scarico. Il suo è un principio di intossicazione. È sotto choc per il trambusto nel quale si è ritrovata, ma fisicamente sta bene. In ospedale c’è anche suo papà.
Anche l’uomo è in condizioni fisiche accettabili. Con lui ci sono anche i militari. È piantonato con l’accusa di tentato omicidio, sequestro di persona e porto abusivo dell’arma. La pistola che gli è stata levata dalle mani appena in tempo era legalmente detenuta, non da lui. Ma da un parente.
Perché l’uomo, protagonista di una separazione descritta senza particolari strascichi, avesse deciso di farla finita e di trascinare con sé anche la figlia è al momento domanda senza risposta. Ad un primo approfondimento gli investigatori non avrebbero trovato ombre di depressione o di debiti tali da motivare un gesto tanto estremo.
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