Franciacorta, da Consorzio a brand: nuovo simbolo per puntare in alto

Rinnovata la brand identity del sodalizio. Brescianini: «Eccellenza e innovazione restano i punti fermi»
Silvano Brescianini (a sinistra) con Alessandro Masnaghetti
Silvano Brescianini (a sinistra) con Alessandro Masnaghetti
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La tradizione per guardare al futuro. Declinarlo, forse anche anticiparlo. Facendo di un territorio e di una vocazione non più semplicemente, si fa per dire, un Consorzio, ma un «brand da esportare».

È un 2024 all’insegna delle novità quello «battezzato» nei giorni scorsi dal sodalizio che unisce i produttori del metodo Franciacorta. Sodalizio che ha scelto di dare al proprio marchio una nuova veste grafica, che «riflette l’eredità storica di Franciacorta e proietta la sua visione verso il futuro».

Tradizione «merlata»

Presentata durante una serata di gala al Relais Franciacorta, la nuova brand identity Franciacorta si poggia su una F merlata, un modo per rendere ancor più iconico un marchio che richiama spazio e attenzioni sempre maggiori, in Italia così come sul mercato estero. Tutto è nuovo. Il font scelto per la scritta Franciacorta, l’essenzialità delle linee, il design «moderno e solido». Dettagli al servizio di quella che viene definita una «narrativa nuova», che elevi verso l’eccellenza un brand intenzionato a «innovare evolvendosi».

«Con la nostra nuova brand image - ha sottolineato Silvano Bresciani, presidente di Franciacorta - rappresentiamo la tensione costante verso l’eccellenza, l’innovazione, l’eleganza e il prestigio di un territorio pronto a raggiungere nuovi traguardi».

Per raggiungere questo obiettivo si è cercato un marchio che potesse racchiudere gli elementi più importanti di un territorio che si specchia nel metodo Franciacorta, elemento cruciale di un percorso che ambisce a traguardi sempre più ambiziosi. Da raggiungere anche grazie ad un simbolo che apra la strada ad una fase, si spera ancor più baciata dal successo, di una storia vitivinicola di portata internazionale.

La mappa dei vigneti

Ma il marchio non è la sola novità franciacortina, visto che ieri è stata presentata, a La Catilina di Clusane, la prima edizione della «Carta dei vigneti e delle zone della Franciacorta». «Il territorio - ha evidenziato Alessandro Masnaghetti, autore della «mappa» - non è soltanto l’insieme della geologia e del clima, ma anche delle persone che lo abitano e delle loro tradizioni».

Giornalista, degustatore, ma soprattutto cartografo di fama mondiale, Masnaghetti ha completato un lavoro certosino, che ha portato alla delimitazione precisa di ben 134 zone all’interno della Denominazione, trovando così il giusto equilibrio tra dettaglio, estensione delle aree, storia e tradizione.

Zone che sono state ribattezzate Unità geografiche, da non confondere con le Unità geografiche aggiuntive: «Cambia soltanto una parola, ma è importante. Qui siamo ancora in una fase di proposta», spiega Masnaghetti, mentre alle sue spalle si possono ammirare il lago e una parte del territorio franciacortino. Infatti, il senso delle Uga, che possono essere riportate in etichetta, è quello di rimarcare la provenienza geografica del vino, soprattutto per quelle Denominazioni che abbracciano un territorio piuttosto ampio.

E l’idea di Franciacorta, sodalizio presieduto da Silvano Brescianini, va in questa direzione: «La mappa è funzionale per intraprendere questo percorso, che spero, tempi del Ministero permettendo, diventi realtà in due o tre anni». Un traguardo che potrebbe portare vantaggi economici ai produttori di vino.

Nei 19 Comuni, il cartografo ha individuato 134 Unità geografiche, delimitate seguendo criteri di omogeneità paesaggistica e rispettando le tradizioni locali: da Favento di Adro fino a Sant’Anna di Brescia passando per Santa Teresa a Iseo. E una peculiarità di questa ricerca, a differenza di quelle svolte dallo stesso autore nei suoi «I cru di Enogea» - come ad esempio nel territorio del Barolo - è l’utilizzo del Catasto napoleonico, redatto tra il 1807 e il 1809. Lo stesso realizzato in Francia, assegnando a ogni particella un nome specifico, quei famosi lieux-dits oggi tanto citati quando si parla di Borgogna.

Una fonte «preziosissima tornata alla luce qualche anno fa - conclude l’autore della mappa -, grazie al lavoro del compianto Paolo Oscar del Centro studi e ricerche dell’Archivio bergamasco, e in seguito digitalizzata dal Consorzio. E questo ha permesso di raggiungere un dettaglio poche volte eguagliato».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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