Figli che uccidono le madri: tre processi a Brescia in poche settimane
Un omicidio su due, dicono le statistiche, viene commesso tra le mura domestiche. Non si tratta di un fenomeno recente. Anzi, va ben oltre la strage di famiglia perpetrata a Paderno Dugnano dal 17enne.
Stando a Eures è così da almeno una dozzina di anni. Non c’è bisogno di scomodare la statistica per capire che la famiglia è ambiente insidioso anche nella nostra provincia: ampia conferma arriva dalla cronaca nera bresciana di questo stesso periodo.
A pagare con la vita nel secondo decennio del 2000 sono state per lo più donne: mogli e compagne. Ad ucciderle uomini: compagni e mariti. Anche se con meno frequenza, con il bene più prezioso hanno pagato il prezzo della violenza domestica anche i figli e, nell’ultimo periodo, pure i genitori: in particolare le madri.
Un dato purtroppo in crescita che trova conferma nei processi che saranno celebrati proprio a partire dall’autunno a Brescia.
Uccisa a calci e pugni
Il prossimo 24 settembre, davanti ai giudici della Corte d’assise ci sarà Ruben Andreoli. Il 45enne magazziniere con un passato da pilota di rally deve rispondere dell’omicidio della mamma Nerina Fontana, uccisa a calci e pugni nell’appartamento che i due condividevano, con la moglie dell’uomo, a Sirmione. Andreoli colpì ripetutamente la madre, la raggiunse in balcone dove la donna cercò di rifugiarsi. Le saltò sulla testa a piedi pari. Perché? Da una decina di giorni il rapporto tra i due si era complicato: la donna gli rivolgeva parola al figlio e la richiesta di chiarimenti di quest’ultimo sfociò nell’aggressione per la quale il 45enne sarà a breve a processo.
L’omicidio di Puegnago
Dell’omicidio della madre deve rispondere anche Mauro Pedrotti, 55enne di Puegnago che all’alba dell’8 febbraio scorso strangolò la mamma Santina Delai. Non sopportava più la sua invadenza, è emerso nel corso delle indagini. L’uomo, da 7 mesi in carcere, conoscerà a breve la data dell’udienza preliminare.
L’omicidio di Temù
Il 18 ottobre torneranno in aula Paola e Silvia Zani, le due sorelle di Temù condannate in primo grado all’ergastolo, insieme a Mirto Milani, per l’omicidio della madre Laura Ziliani, l’ex vigilessa stordita con le benzodiazepine e soffocata nella sua abitazione in alta Valcamonica l’8 maggio del 2021.
Le due sorelle affermarono di aver agito perché convinte che la madre voleva disfarsi di loro. Per il presidente della Corte d’assise Roberto Spanò lo fecero «per gratificare l’ego del gruppo e celebrare adeguatamente la loro coesione».
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