L’«esperimento sociale» di Favij sul cyberbullismo: il video

Il progetto nasce dalla collaborazione della società bresciana Intred con la Polizia di Stato. Durante la Milan Games Week 2024 lo youtuber ha indossato i panni del bullo, utilizzando frasi e insulti prese da reali chat online
L'esperimento sociale sul cyberbullismo dello youtuber Favij
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In gergo si chiama «esperimento sociale», una messinscena ideata ad hoc per sollevare un tema etico di grande rilevanza davanti a un pubblico ignaro. È quello che è successo a Milano durante la Milan Games Week 2024, dove un noto youtuber Favij ha indossato i panni del bullo, con l’obiettivo di mostrare la violenza insita negli atti cyberbullismo, spesso sottovalutata.

Per rendere l’effetto più reale, tutte le frasi e gli insulti pronunciati dal talent sono stati tratti da chat vere, una scelta, in accordo con la Polizia di Stato, per contribuire a rafforzare il messaggio del filmato, che ora farà il giro delle scuole della Lombardia.

Il progetto, denominato «Cyberbullying is not a game», è nato dalla collaborazione di Intred, operatore di telecomunicazioni, con la Polizia di Stato, con il patrocinio di Regione Lombardia e Comune di Brescia. La presentazione si è tenuta nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, in occasione della Giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare i giovani sul fenomeno e promuovere un uso consapevole della rete.

Il progetto prevede un tour nei 12 capoluoghi di provincia della Lombardia (Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza Brianza, Pavia, Sondrio, Varese) coinvolgendo, in ogni città, almeno una scuola secondaria di secondo grado. La prima tappa si è svolta venerdì mattina all’Auditorium Santa Giulia di Brescia, dove gli studenti di due delle scuole partecipanti al tour hanno assistito in anteprima alla proiezione del video con protagonista lo youtuber Favij.

Nel corso della mattinata, gli esperti della Polizia Postale – che tra le sue mission principali ha la tutela dei più giovani dai possibili reati in rete, con competenze e prerogative esclusive anche di polizia giudiziaria – hanno approfondito temi cruciali come la sicurezza online, il confine tra gioco e violenza, come riconoscere il cyberbullismo e le implicazioni legali di esso, rispondendo alle domande degli studenti e studentesse raccogliendo le loro testimonianze.

Negli incontri successivi, nei diversi capoluoghi della Regione, proseguirà l’approfondimento delle tematiche legate alla sicurezza online, con l’obiettivo di fornire ai ragazzi e alle ragazze una sempre maggiore consapevolezza del valore e delle conseguenze delle azioni commesse in rete.

La presentazione

All’evento di presentazione in Pinacoteca, oltre a Manuela De Giorgi, dirigente del Centro operativo per la Sicurezza cibernetica - Polizia postale Lombardia, c’erano Daniele e Giulia Peli di Intred, Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia e il consigliere comunale, presidente della Commissione politiche per la sicurezza Luca Pomarici, oltre al creator Favij, ambasciatore dell’iniziativa, che ha introdotto un ulteriore aspetto del progetto: il lancio della Netiquette, un’iniziativa didattica che invita gli studenti a contribuire attivamente alla definizione di regole per un ambiente digitale più sicuro e rispettoso.

Ogni classe coinvolta nel progetto potrà proporre regole e consigli per migliorare la comunicazione online, inviandole sotto forma di testo, video o contenuto creativo.

Una commissione, insieme a Favij, selezionerà le migliori proposte per la realizzazione di un manifesto e della Netiquette ufficiale. «Cyberbullying is not a game» non è quindi solo una campagna di sensibilizzazione, ma un impegno concreto per costruire una cultura della sicurezza digitale tra i giovani. Con questa iniziativa, Intred conferma il proprio ruolo attivo nel promuovere un uso consapevole della rete, lavorando in sinergia con le istituzioni e i principali attori del mondo digitale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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