I docenti di Giurisprudenza UniBs: «Stato di diritto a forte rischio»
«Lo Stato di diritto è in pericolo». Fa un certo effetto sentirselo dire da uomini e donne che vivono di e per il diritto, e ancora di più se quelle persone rappresentano poco meno della metà del corpo accademico della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia.
Ad ammonire circa i rischi che corrono la nostra, ma anche numerose altre democrazie occidentali sono 29 dei 62 docenti dell’ateneo bresciano che si sono trovati e hanno condiviso un documento che, a memoria, non ha precedenti né nella recente storia accademica bresciana, né eguali nell’attuale panorama universitario italiano.
Il documento
Guidati dal professore di diritto costituzionale Antonio D’Andrea, dal professore di diritto penale Luca Masera, dal professore di criminologia Carlo Alberto Romano, i professori di tutte le declinazioni del sapere giuridico hanno elaborato un documento nel quale esprimono più di una preoccupazione sull’azione dell’attuale Governo che non esitano a definire «allarmante e potenzialmente lesiva dell’ordinamento democratico».
Due in particolare i provvedimenti che secondo i giuristi della facoltà di Giurisprudenza «rischiano di innescare una pericolosa involuzione autoritaria del nostro ordinamento giuridico – si legge nel documento –: il primo è quello relativo alla riforma della giustizia e alla separazione delle carriere; il secondo è il ddl sicurezza».
Preoccupazioni
I 29 professori ritengono che «con le continue aggressioni mediatiche ai magistrati che assumono decisioni non gradite e con il progetto di separazione delle carriere si voglia punire la magistratura inquirente impedendole di esercitare un controllo di legalità a tutto campo». I giuristi si riferiscono all’attualità, ai casi dei centri di detenzione in Albania e al rimpatrio con volo di Stato del generale Almasri, esponente della milizia libica ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e tortura.

«L’attacco alla giurisdizione – scrivono i docenti di Giurisprudenza – ha coinvolto la Corte penale internazionale (Cpi). Il ministro della Giustizia ha difeso il proprio operato accusando la Corte di presunte violazioni procedurali. Il Guardasigilli ha rivendicato un potere di valutazione nel merito delle decisioni della Cpi, del tutto sprovvisto di fondamento normativo. L’attuale maggioranza vuole far credere all’opinione pubblica che il controllo di legalità operato dalla magistratura rappresenti un improprio ostacolo alla realizzazione dei progetti promossi dalla maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni».
Per i firmatari del documento non c’è rispetto del limite istituzionale. Tanto meno nei confronti di chi esprime dissenso. «Con il ddl sicurezza si vogliono intimorire – si legge ancora – coloro che si oppongono a tali misure. Si colpisce il dissenso, ma anche il diritto alla privacy, anche nelle stesse università».
Presa di posizione
Per i professori siamo al cospetto di segnali inequivocabili. «La Storia – prosegue il documento – ci insegna che è proprio a partire dal contrasto alla magistratura e alla libera espressione del dissenso che prendono avvio le svolte in senso autoritario».
Di qui la scelta di scendere in campo. «Come cittadini, ma soprattutto come giuristi che formano studenti universitari, sentiamo il dovere di segnalare la gravità del progetto che sta iniziando a prendere consistenza e di mettere le nostre competenze a disposizione dei movimenti che intendano opporsi a questa dilagante regressione giuridica».
I magistrati
In occasione dello sciopero dei magistrati contro la riforma costituzionale in materia di ordinamento giudiziario, nella sala polifunzionale del Palazzo di Giustizia di Brescia, giovedì alla 10, la Giunta esecutiva dell’Anm di Brescia ha promosso un’assemblea aperta: parteciperanno i professori Antonio D'Andrea e Arianna Carminati e Claudio Castelli (già presidente della Corte d'Appello di Brescia).
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