Extinction Rebellion, protesta all'alba all'ex Breda contro la fabbrica d'armi

Poco dopo le 8 il presidio al quartiere Primo Maggio. Gli attivisti chiedono la cessione dei rifornimenti militari a Israele. «Ripudiamo la guerra e riteniamo Leonardo responsabile»
  • Il presidio davanti la ex Breda
    Il presidio davanti la ex Breda - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
  • Il presidio di Extinction Rebellion davanti alla ex Breda - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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  • L'intervento delle forze dell'ordine al presidio di Extinction Rebellion davanti alla ex Breda - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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  • Una manifestante portata via dalla Polizia - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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  • Il presidio davanti la ex Breda
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    Il presidio davanti la ex Breda - Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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La chiamata è arrivata a scaglioni, per tenere l’iniziativa riservata. E questa mattina, dalle 8.15 circa, una trentina di attivisti di XR, Extinction rebellion hanno iniziato il loro presidio davanti alla ex Breda, al quartiere Primo Maggio.

A terra, proprio di fronte all’ingresso della fabbrica, uno striscione rosso che sostituisce al logo «Leonardo» la parola «assassini». Qualche passo più indietro lo striscione che recita «Leonardo distrugge popoli», in sottofondo il coro «Palestina libera», sulla strada qualche auto che suona in segno di appoggio.

«Noi ripudiamo la guerra e riteniamo Leonardo responsabile - chiarisce uno degli attivisti – . Leonardo fornisce le armi che consentono a Israele di bombardare la popolazione palestinese, i bambini, gli ospedali: lo Stato aggira la Costituzione, che dice che l’Italia ripudia la guerra».

L’intervento delle volanti

Immediato l’intervento delle volanti della Polizia: arrivate sul posto con cinque auto solo a una decina di minuti dall’inizio del presidio del movimento che ha nel suo manifesto la lotta non violenta, le forze dell’ordine hanno subito prelevato gli attivisti per trasportarli in questura. Sul posto anche Vigili del fuoco, Carabinieri e Polizia locale.

L'azione degli attivisti

L’azione nonviolenta degli attivisti ha l’obiettivo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul legame tra crisi climatica e industria bellica, chiedendo la cessione dei rifornimenti militari a Israele, la riconversione della produzione della Leonardo e la fine del sostegno italiano al genocidio in corso in Palestina: «Leonardo è la prima produttrice bellica europea e contribuisce alla morte di migliaia di persone negli attuali conflitti in corso e nel genocidio in Palestina», dichiara Elisa, una delle attiviste. «L’industria bellica produce morte sia con gli effetti diretti della devastazione delle bombe, sia con le ingenti emissioni provocate dalla loro produzione». Sono circa 25 gli attivisti che sono stati allontanati, alcuni di loro hanno lanciato della vernice rossa sulla porta d’ingresso della fabbrica. Con il supporto dei Vigili del fuoco, alle 10.20 è stata trasportata in questura anche l’ultima attivista che si era arrampicata sul palo per affiggere la bandiera della Palestina.

L’accusa di Extinction Rebellion

I manifestanti sono stati portati in questura dagli agenti di Polizia giunti sul posto. «Il trasferimento negli uffici di polizia può avvenire solo nel caso in cui non sia possibile identificare le persone sul posto. Il trasferimento in Questura è stato giustificato nel verbale facendo riferimento ai reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337), oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis) e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale (art. 651)», comunica il movimento.

«Inoltre, si è appreso che molte delle persone identificate come donne sono state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe, trattamento non riservato alle persone di sesso maschile», scrivono ancora gli attivisti.

«La questura ha svolto le proprie attività di indagine e d'ufficio secondo le modalità consone del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone. Per questo non si risponde alle provocazioni emerse da un un video e da un comunicato diffuso alla stampa in cui si descrivono atteggiamenti che non appartengono alla Questura di Brescia e ai suoi operatori di polizia», rispondono da via Botticelli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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