È morto l’operaio folgorato su un traliccio a Ponte Caffaro
Morire di lavoro. Ancora. Una strage che purtroppo non si ferma e che aggrava un bilancio che nella nostra provincia è già più pesante di quello dello scorso anno, come ha rilevato una indagine dell’Anmil diffusa domenica scorsa in occasione della Giornata nazionale per le vittime di infortuni sul lavoro.
L’incidente
L’ennesima tragedia nella nostra provincia è avvenuta a Ponte Caffaro, frazione di Bagolino: un operaio peruviano di 27 anni è morto folgorato mentre lavorava ad una linea dell’alta tensione sulla cima di un traliccio.
I soccorsi sono stati tempestivi. I primi ad intervenire sono stati i colleghi, poi per il ragazzo sono state avviate le manovre di rianimazione sul posto dal medico giunto con l’elisoccorso. Il volo verso il Civile di Brescia purtroppo non è servito. Il giovane è morto durante il trasporto.
La vittima
Si chiamava Pablo Alejandro Inga Pari, risultava residente a Firenze e lavorava per la ditta Roda Spa che ha sede a Pontevico. Aveva solo 27 anni. La squadra di operai, tutti connazionali, aveva il compito di tirare i cavi dell’alta tensione da un traliccio fino alla cabina di trasformazione che Terna sta costruendo da tre anni a Ponte Caffaro. Erano in tre sul posto e nel pomeriggio di ieri, poco prima delle 15, avevano già tirato il primo di quattro cavi. In quel momento Pablo, arrampicato sul traliccio ad un altezza di 25 metri almeno, stava scollegando il «collo morto» della seconda fase per agganciarlo alla «mensola». Gli altri due erano a terra, pronti a passargli la corda per issare il nuovo conduttore da attaccare agli isolatori, quando qualche cosa non è andata per il verso giusto.
La dinamica
Dopo averlo sentito gridare, l’hanno visto balzare all’indietro e rimanere appeso a corpo morto all’imbragatura di sicurezza, colpito da una violenta scarica elettrica. Subito uno dei due è salito per soccorrerlo, ma quando ha toccato il compagno è rimbalzato, rischiando a sua volta di rimanere folgorato.
Subito ha capito che a non funzionare era stato il cavo di messa a terra, che ha il compito di scaricare la tensione che per qualche motivo avrebbe potuto essere presente sulla linea, spenta già da una decina di giorni. «Capita che passando a poca distanza da un’altra linea in funzione, i cavi “spenti” possano caricarsi per induzione. La “messa a terra” serve appunto per quello – hanno spiegato gli esperti –. Forse la vernice sul traliccio ha fatto da isolante». Saranno i Carabinieri arrivati da Bagolino e i tecnici dello Psal a stabilire nei dettagli cosa è successo e le eventuali responsabilità.
Dopo aver posizionato un’altra sicura, i due colleghi sono riusciti ad agganciare il ferito e a calarlo a terra, dove ad aspettarlo erano arrivati i soccorritori. In un primo momento sembrava che Pablo potesse riprendersi, poi è andato nuovamente in arresto cardiaco.
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