Droga e cellulari in carcere: 13 arresti, c’è anche un agente della penitenziaria

All’indagine è collegato il blitz delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa in zona viale Venezia. Coinvolto tra gli indagati anche un avvocato milanese
L'operazione dei carabinieri di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
L'operazione dei carabinieri di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Il blitz delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa nella zona di viale Venezia è legato ad un’inchiesta che ruota attorno al carcere e che coinvolge anche un agente di polizia penitenziaria.

Un’indagine culminata con l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 13 persone accusate a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, tentata estorsione aggravata, detenzione ai fini di spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’Autorità Giudiziaria.

Quattro indagati sono finiti in carcere, altrettanti ai domiciliari, altri quattro sottoposti all’obbligo di presentazione alla p.g., mentre per l’avvocato del foro di Milano Alessandro Sacca è scattato il divieto di esercitare la professione per un anno.

Carabinieri in tenuta antisommossa in zona Viale Venezia -  © www.giornaledibrescia.it
Carabinieri in tenuta antisommossa in zona Viale Venezia - © www.giornaledibrescia.it

I fatti contestati

Il pm Claudia Moregola contesta il reato di corruzione – tra corruttori e corrotti – per materiale che entrava e usciva dal carcere attraverso un agente in divisa ora agli arresti domiciliari. I fatti contestati riguardano un paio di anni fa, ma per il giudice delle indagini preliminari ancora oggi sussistono le esigenze cautelari per il rischio di reiterazione del reato.

Dietro il pagamento di alcune mazzette – questa è l’ipotesi accusatoria – il poliziotto della Penitenziaria Giuseppe Di Leo faceva da tramite tra i detenuti e le famiglie. E quindi si metteva a disposizione per portare dentro e fuori da Canton Mombello, cellulari e droga, ma anche soldi e assegni. Nel corso delle indagini sono emerse ipotesi di spaccio di numerosi dosi di cocaina in favore dei detenuti di Canton Mombello. Le dosi sarebbero state nascoste all’interno di cioccolatini, le cui confezioni apparivano perfettamente integre.

In carcere

In carcere sono finiti Sandro Monteleone (già in precedenza coinvolto in altre inchieste per reati fiscali: «lui stesso si è definito in passato imprenditore delle fatture false»), Francesco Leone, Ernesto Settesoldi, Nicolò Fornasari. Ai domiciliari Stefania Pelucchi, l’agente penitenziario Giuseppe Di Leo, Antonio Leone e Luciana Bernardini.

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