Discarica Vallosa, Legambiente: «Piantumati vigneti proprio al confine»
Nuovi vigneti, appena piantumati, accanto alla discarica Vallosa, tra le più pericolose d’Italia perché infestata da Pcb (policlorobifenili) e materiali pericolosi. Si riaccendono i riflettori su Passirano, dove a denunciare quanto accaduto nelle ultime settimane è il circolo locale di Legambiente, guidato da Silvio Parzanini, che ha testimoniato la situazione in un video girato durante il sopralluogo.
«Nei giorni scorsi abbiamo constatato che sono stati vitati di recente due appezzamenti di terreno (circa tre ettari) al confine con la discarica stessa. Ci chiediamo come sia stato possibile autorizzare tali impianti. Alla luce delle nostre verifiche l’autorizzazione è in capo alla Regione: è anche evidente però che l’area è soggetta a ordinanza comunale che regola cosa si può piantare e come si devono svolgere le lavorazioni del terreno e la eventuale raccolta dei frutti, ci domandiamo dov’era la vigilanza del Comune e delle altre autorità preposte quando sono stati lavorati i terreni e piantate le viti. Siamo rimasti basiti perché a luglio, durante una riunione convocata dalla Regione a cui erano presenti i sindaci e tutte le autorità preposte, si è convenuto sul fatto che la discarica Vallosa per la sua pericolosità, per i danni già prodotti e per i rischi ambientali e sanitari evidenziati, deve essere bonificata. Un minimo di principio di precauzione a nostro parere avrebbe dovuto impedire questi impianti».
Per questo Legambiente lancia l’allarme e chiede «di intervenire con urgenza. Questa – conclude Parzanini – ci pare proprio una sfida alla serietà del lavoro svolto dai produttori del Franciacorta oltre che al buon senso».
La discarica Vallosa racchiude 440 mila metri cubi di rifiuti, tra i quali quelli della vecchia Caffaro chimica (Vallosa fa infatti parte del Sin Brescia Caffaro): stando al piano di caratterizzazione, l’inquinamento raggiunge i 17 metri di profondità. E a confermare che la contaminazione persiste sono state anche le ultime indagini condotte dall’Arpa, dalle quali emerge che i Pcb presenti nelle acque sono dieci volte oltre i limiti di legge.
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