Discarica Castella, ancora in Tribunale: la società vuole 47 milioni
La società «La Castella Srl» (che fa capo a Garda Uno) non ci sta. E rifiuta di fermarsi al verdetto della sentenza emessa a fine aprile dal Tribunale di Brescia, che aveva deliberato nulla la richiesta del maxi risarcimento da 47 milioni di euro invocato dall’azienda al Comune di Rezzato. Un conto abnorme che, secondo la società, deve essere pagato per colmare la mancata realizzazione del secondo progetto della discarica Castella, immaginato appunto a Rezzato. E per ribadire il suo dissenso, la società ha scelto di ricorrere in appello.
La vicenda
La contestazione si basa su un documento del 2007, nel quale l’allora Amministrazione comunale si definiva «non contraria» alla realizzazione del polo dei rifiuti. Già l’anno successivo, però, analizzando il progetto di dettaglio che prevedeva il ricovero di oltre un milione di metri cubi di scarti, il Comune lo ha classificato come «infattibile». Ora si apre quindi un altro capitolo, che allunga ulteriormente le già tante partite a colpi di carte bollate, corsi e ricorsi al Tar e tribunali vari.
Un impugnazione, quest’ultima, che si inserisce nell’iter già in corso: al centro c’è il terzo e ultimo progetto che, seppure ridimensionato a 905mila metri cubi di rifiuti, è stato sì recentemente autorizzato dalla Provincia, ma già nuovamente e tenacemente contrastato dalle Amministrazioni di Rezzato, Brescia, Borgosatollo e Castenedolo.
Le ragioni
Il ricorso in appello della società, però, ha lasciato esterrefatto il sindaco Luca Reboldi. «Con questa mossa - spiega - Garda Uno insiste nell’avanzare immotivate, infondate oltre che inopportune e pretestuose richieste e pretese nei confronti del Comune di Rezzato, come già peraltro dimostrato nel primo grado di giudizio.
Infatti, la sentenza di primo grado respinge in toto le richieste di Garda Uno, abbracciando integralmente la difesa del Comune di Rezzato. Condanna infatti la società a rifondere a Rezzato la somma di 21mila euro per le spese legali. Questo dimostra palesemente l’infondatezza delle richieste: secondo il giudice il documento del 2007, a cui Garda Uno si appella per sostenere che il Comune di Rezzato fosse disponibile alla realizzazione della discarica, non poteva dare luogo ad alcun vincolo contrattuale tra le parti, come abbiamo sempre sostenuto».
Non solo. «Il documento contestato - prosegue Reboldi - non rappresenta nemmeno una proposta e pertanto non può costituire un atto idoneo né ad impegnare il Comune di Rezzato né a giustificare la richiesta di risarcimento di Garda Uno. Ci difenderemo anche in appello nella convinzione che le richieste di Garda Uno sono del tutto prive di fondamento e irragionevoli, come del resto dimostra l’intera vicenda della discarica Castella».
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