Da inizio anno sono 26 i morti sul lavoro
Persone che escono di casa la mattina e non fanno più rientro la sera. Può sembrare retorico, ma è questo quello che quasi tutti pensano quando sentono la notizia di un morto sul lavoro. Ed è la stessa riflessione che fa Francesco Bertoli, segretario generale della Cgil Brescia, che a metà settembre è costretto a contare già diversi decessi.
Secondo i dati del sindacato, con la tragedia di Riccardo Gozzi sono 26 i lavoratori morti dall’inizio dell’anno: tre al mese. Un numero in linea con i dati dello scorso anno, quando i decessi in totale furono 38. Se si prendono in considerazione gli infortuni il numero è addirittura in crescita: parliamo di circa 9.400 incidenti nei primi sette mesi di quest’anno, un centinaio in più rispetto al 2023.
I temi
La tendenza non si inverte. Nemmeno se dovessimo guardare i dati degli ultimi dieci anni, nei quali un calo degli incidenti c’è stato, ma in maniera troppo esigua per guardare al futuro con positività. E questa è una questione che preoccupa. «Non mi piace molto parlare di un numero in più o un numero in meno, perché le cifre sono comunque alte - conferma Bertoli -. C’è una struttura contrattuale che tutela di più i lavoratori, ma i riscontri in effetti non ci sono: su questo si deve insistere. Ragioniamo molto attorno al tema, purtroppo però i numeri ci dicono che le misure non sono così efficaci. Se prendiamo in considerazione l’ipotesi “infortunio zero” ci accorgiamo della distanza siderale rispetto all’obiettivo».
Il datore di lavoro è responsabile della tutela dei dipendenti - «lo dice la legge, non lo dico io», sottolinea Bertoli - e dunque secondo il segretario basterebbe applicare le norme in maniera corretta per avere meno incidenti. «Normalmente noi tutti dovremmo essere formati rispetto a quello che facciamo sul lavoro - spiega il segretario -. Questo è un punto di partenza per poter svolgere particolari mansioni. Chi lavora nei cantieri edili, dove spesso si verificano cadute dall’alto, deve essere informato sui dispositivi di sicurezza e sui possibili rischi. Faccio un esempio banale: se un lavoratore sale su un ponteggio e non è imbragato ci dev’essere qualcuno che lo ferma e gli spiega cosa dev’essere fatto».
Politica
C’è anche un aspetto sociale - che si intreccia con quello politico - da tenere in considerazione per il segretario Bertoli. «Insistiamo molto sul grado di precarietà che abbiamo nelle imprese e sull’anzianità di alcuni lavoratori - racconta -: sindacalmente sono tematiche che non possiamo ignorare perché agendo su queste la situazione migliorerebbe».
Dello stesso avviso anche Sinistra italiana che si esprime così: «Crediamo sia opportuno agire concretamente per prevenire tali tragedie. L’Ispettorato del lavoro di Brescia risulta essere pesantemente sotto organico e i controlli quasi inesistenti. Non possiamo continuare a piangere vittime e ad assistere inermi a una situazione non degna di un Paese civile».
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