Corteo neofascista a Brescia, la controreplica in uno striscione
Non si placano gli strascichi polemici intorno al corteo neofascista «Difendi Brescia, manifestazione contro degrado e criminalità» che ha sfilato venerdì sera per le strade di Brescia. Dopo le dure parole di condanna pronunciate dalla sindaca Laura Castelletti e, a seguire, da tutti i rappresentanti della sinistra bresciana, ieri in serata è arrivata una controreplica del coordinamento Brescia identitaria: uno striscione affisso in via Corsica, all’altezza del cavalcavia, che porta la scritta «Brescia medaglia d’oro della sostituzione etnica». Una mossa che alza ulteriormente la tensione politica sul tema.
In contemporanea è stata diffusa una lunga nota nella quale le forze identitarie bresciane difendono la propria azione politica nei confronti della città e dei bresciani tanto da rilanciare ulteriori iniziative già nelle prossime settimane.
L’attacco a Castelletti e Bazoli
In particolare viene replicato al senatore Alfredo Bazoli e alla sindaca Castelletti, entrambi ritenuti responsabili, il primo di non aver «mai fatto nulla di concreto o memorabile per Brescia», la seconda «colpevole, nelle vesti di sindaco, della situazione tragica in cui versa la nostra città». E non è finita, il coordinamento delle forze di estrema destra alza ulteriormente il tiro: «Entrambi cercano di sfruttare la memoria delle vittime della bomba di Piazza Loggia del 28 Maggio 1974, accostando - senza alcuna logica - fatti storici avvenuti 50 anni fa e su cui i veri mandanti non sono mai stati trovati (in realtà non soltanto la ricostruzione storica, ma anche quella giudiziaria, individua negli ambienti dell’estrema destra veneta i mandanti e gli esecutori della strage, ndr), con una manifestazione politica di attualità».
Nel proporre come argomento il «fallimento della società multirazziale» respingono al mittente l’accusa di veicolare messaggi d’odio, ribaltando la prospettiva: «la verità è che gli unici veri professionisti dell'odio sono loro. L’odio politico è nei nostri confronti, poiché ancora una volta abbiamo sbattuto loro in faccia la realtà del fallimento della società multirazziale, ma soprattutto un odio sociale verso i cittadini bresciani - specialmente quelli delle periferie e dei quartieri popolari - costretti a subire forzatamente il degrado e l'illegalità derivanti dall'immigrazione di massa».
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