Corruzione in tribunale, «Sentenza sbagliata»

A dirlo, dopo l’avvocato di Donato Arcieri, il giudice tributarista condannato a 8 anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento di 160mila euro per aver aggiustato una vertenza tributaria
Il Palazzo del tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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«Una sentenza sbagliata». A dirlo, dopo l’avvocato di Donato Arcieri, il giudice tributarista condannato a 8 anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento di 160mila euro per aver aggiustato una vertenza tributaria, sono i difensori di Luigi Bentivoglio, l’imprenditore di Rovato accusato e condannato a sua volta (a 5 anni e 4 mesi e al pagamento a sua volta di 160mila euro al Ministero delle Finanze) con l’accusa di aver pagato Arcieri perché si prendesse a cuore il suo caso e gli evitasse il conto che il tribunale tributario si apprestava a presentargli.

«Che si tratti di una sentenza sbagliata – dicono gli avvocati Giorgio Gallico e Fausto Pelizzari – è testimoniato da una dato. L’accertamento fiscale nei confronti del nostro cliente era, ed emerge dalle carte del processo, per un importo di 122mila euro. Si tratta all’evidenza di una cifra sensibilmente inferiore rispetto al prezzo della presunta corruzione. Al nostro cliente sarebbe convenuto saldare il suo debito con l’Erario, piuttosto che corrompere il giudice. In ogni caso attendiamo la pubblicazione della motivazioni della sentenza per capire il ragionamento dei giudici e per preparare i nostri motivi d’appello». 

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