Consumo di suolo, nel Bresciano «spariti» 195 campi da calcio
Un mostro che ha divorato 195 campi da calcio in un anno. Il consumo di suolo torna a crescere in modo preoccupante nella nostra provincia stando alla fotografia scattata dal rapporto Ispra. Se infatti nel 2022 la cementificazione si era mangiata «solo» 131 ettari, nel 2023 sono saliti a 137 gli ettari di terreni agricoli sacrificati per capannoni, strade e cantieri: l’equivalente, appunto, di 195 campi da calcio.
Il dato vale peraltro alla nostra provincia la maglia nera in Lombardia, davanti a quelle di Milano e di Bergamo. Tra i capoluoghi Brescia è invece al secondo posto con 9,7 ettari consumati: di peggio ha fatto solo Milano con 14,8.
L’incremento
L’allarme rosso suona comunque in tutta la regione, dal momento che la Lombardia si conferma la più cementificata d’Italia con 2.910 chilometri quadrati di territorio lastricati di cemento o asfalto: ormai è urbanizzato il 12,2% dell’intera superficie, un valore quasi doppio della media nazionale. «Il 2023 – rileva Legambiente – ha segnato l’ennesimo avanzamento della cementificazione regionale, cresciuta di ben 7,3 km quadrati, un incremento che è secondo, sia pur di pochissimo, solo a quello altrettanto negativo della Emilia-Romagna, regione con la quale la Lombardia condivide il fenomeno sregolato della crescita dei capannoni logistici spuntati a dismisura nell’ultimo decennio nelle campagne sia a Nord sia a Sud del Po, e soprattutto lungo le direttrici pedemontane».
«La Lombardia, insieme a Emilia Romagna e Veneto, è una delle regioni che si sono dotate di una legge contro il consumo di suolo – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Ma a dieci anni di distanza dall’approvazione della norma, i risultati non si vedono: il cemento continua ad avanzare. L’inefficacia di queste norme sta nella incapacità di attivare processi alternativi all’uso scriteriato di suoli agricoli: si continuano a costruire capannoni logistici e data center su terreni verdi, anziché sulle troppe aree dismesse che costellano il nostro territorio, e in questo modo si perde due volte: sia sprecando suolo agricolo, sia rinunciando alla possibilità di riabilitare zone degradate».
Lungo A4 e Brebemi
Un altro dato che si consolida è la crescita del consumo di suolo «focalizzata sulla direttrice Brescia-Bergamo-Milano, quella servita, oltre che dalla storica autostrada Torino-Venezia, anche dalla più recente Brebemi, infrastruttura che conferma di essere una vera e propria «pista d’atterraggio» per capannoni logistici piazzati a casaccio in mezzo alle campagne delle tre province. Infatti, oltre la metà (il 52%) del consumo di suolo dell’intera regione si colloca nelle tre province, con Brescia che primeggia con il suo dato di 137 ettari di campi agricoli trasformati in capannoni e strade, nel solo 2023. Il rischio è che tra Milano e Brescia, un pezzo per volta, si vada a configurare un unico, grande nastro formato da piastre logistiche e industriali, spodestando l’attività agricola e la ricchezza di ambienti naturali e risorgive».
Costi
La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo peraltro non è solo un problema ambientale, ma anche economico, come sottolinea lo stesso istituto Ispra: nel 2023 la riduzione dell’«effetto spugna», ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un «caro suolo» che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.
Lobby
«Non c’è verso di bloccare questo grave fenomeno che interessa tutta la Lombardia nonostante quasi tutte le amministrazioni dicano di voler fermare il consumo di suolo», è il commento amaro di Dario Balotta (Europa Verde Brescia), che sentenzia: «Si predica bene e si razzola male. Non abbiamo in realtà ancora trovato il modo di fermare le lobby del cemento».
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