La conoscenza il primo baluardo: allo Sraffa si parla di mafie

Paolo Borsellino, il magistrato assassinato nel 1992 dalla Mafia, nell’ultima lettera scrisse sulla criminalità organizzata: «Sono ottimista perché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant’anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta».
Aveva speranza nelle generazioni future, il magistrato italiano, simbolo con Giovanni Falcone della lotta contro tutte le mafie. Seguendo questo filo, ormai da anni, nelle scuole sono molti i progetti legati alla legalità: all’istituto Sraffa di Brescia questa mattina si è tenuto l’incontro «Dove nascono le mafie?» proposto da Conad Centro Nord con Fondazione Conad Ets, al quale hanno partecipato 80 ragazzi delle classi quarte. All’appuntamento hanno partecipato l’assessora Anna Frattini, il referente regionale di Libera Lorenzo Frigerio e il consigliere del Centro servizi per il volontariato di Brescia Urbano Gerola.
Gli studenti
L’istituto, per anni capofila della Rete Cpl (Centro promozione legalità Lombardia) dedica molte ore all’argomento e per questo, gli studenti, hanno pensieri chiari rispetto a queste tematiche.
«È un argomento molto utile, per i suoi risvolti sociali – ha detto Matteo Alberici studente di 17 anni - . Sono da sempre interessato a saperne di più, anche perché per metà sono calabrese e fin da piccolo sentivo parlare della ‘Ndrangheta. Non lo so se si può battere, anche il fatto che le istituzioni abbiano persone corrotte nel loro interno fa capire molte cose».
D’accordo con lui anche Yosra Hamama: «È molto importante trattare della mafia, per capire cos’è, come sconfiggerla: ho scoperto molte cose che non pensavo facessero parte della criminalità organizzata. Non credevo che anche a Brescia il fenomeno fosse così presente».
Anche Awa Camara sposa l’utilità di questi incontri per approfondire il tema: «Grazie a questi progetti ho scoperto che la mafia non è una, ma ce ne sono diverse, dipende da dove sono localizzate. Ho scoperto che la mafia non uccide solo, ma è a capo della distribuzione della droga e della prostituzione».
Michaele Okyere invece ha un consiglio: «Ho letto il libro “Per questo mi chiamo Giovanni”, lo dovrebbero leggere tutti, anche i bambini, perché fa capire perfettamente quanto la mafia non sia una cosa lontana da noi». La mattinata si è conclusa con l’incontro in streaming, al quale hanno partecipato 200 studenti da tutta Italia, con Pietro Grasso e con Pif.
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