Chi sarà il successore di Francesco: i cardinali favoriti

La morte del Pontefice ha già scatenato il toto-papa: il Conclave si terrà in maggio, ma già i nomi dei favoriti stanno circolando
Parolin, Besungu e Tagle, tra i nomi favoriti - © www.giornaledibrescia.it
Parolin, Besungu e Tagle, tra i nomi favoriti - © www.giornaledibrescia.it
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L’elezione di un nuovo papa in seguito alla morte del precedente (o della rinuncia al ruolo, come accadde con Benedetto XVI) è un fatto che da sempre suscita molto fascino. È del tutto normale: accade letteralmente a ogni morte di papa ed è quindi una situazione eccezionale. E poi – come hanno ben mostrato anche le narrazioni come «Conclave», il film dedicato all’elezione del papa – come tutto ciò che avviene a porte chiuse desta una naturale e umana curiosità.

Già nei giorni precedenti al Conclave vero e proprio – che comincerà probabilmente nella prima metà di maggio – iniziano a circolare i nomi dei favoriti. C’è il toto-papa, insomma. In questo caso, il toto-papa del dopo-Bergoglio.

Gli italiani favoriti

Uno dei nomi che continuano a comparire è quello del segretario di Stato di Francesco, Pietro Parolin, definito un mediatore tra le anime più progressiste (com’era considerato – non da tutti – Jorge Mario Bergoglio) e quelle più conservatrici. Lo si descrive come un bravo diplomatico, capace di trattare sia internamente alla Chiesa, sia con le autorità politiche mondiali.

Ma si parla anche del patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. Sessantenne e francescano, recentemente era finito sui giornali per essersi proposto come ostaggio di Hamas in cambio delle persone rapite il 7 ottobre del 2023.

Italiano è anche Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente dell’assemblea dei vescovi italiani, la Cei. Proviene dalla comunità di Sant’Egidio e per alcuni analisti questo potrebbe rappresentare un punto a suo sfavore, per chi ha in mente un papa meno progressista. La sua è un’immagine molto umile, un po’ come quella di Francesco, e tra i suoi impegni c’è quello nei confronti dei migranti.

I non italiani

Tra gli altri papabili c’è un altro progressista, Luis Antonio Tagle, cardinale delle Filippine, teologo apprezzato e conferenziere, che potrebbe portare il cattolicesimo in Asia. E pure in Cina: è di origini cinesi per parte di madre.

Più conservatore è il cardinale ungherese Peter Erdo. Così come conservatore è Fridolin Ambongo Besungu, cardinale della Repubblica Democratica del Congo. E altrettanto tradizionalista e chiuso a ogni apertura progressista è Robert Sarah, tra i più anziani del Conclave: ha 79 anni ed fu uno dei cardinali più vicini a Benedetto XVI. Sostiene, tra le altre cose, la «riforma della riforma della liturgia», revisione in chiave tradizionalista del Concilio Vaticano II, che fu una tappa di innovazione nella storia della Chiesa.

Soprattutto, si sta parlando del cardinale di New York Timothy Dolan, che potrebbe rappresentare per alcuni una minaccia per la sua vicinanza con Donald Trump e per l’accentramento di potere statunitense che rappresenterebbe la loro alleanza sul piano mondiale.

Un Papa asiatico o africano

«L’esito del Conclave potrebbe riservare delle sorprese. Papa Francesco fu una sorpresa, non era nei pronostici. E fu una bellissima sorpresa», ha sottolineato nel frattempo l’arcivescovo di San Paolo del Brasile, il cardinale Odilo Scherer. La sorpresa a cui si riferisce potrebbe essre un Pontefice africano o asiatico.

«Non sarei sorpreso se il nuovo Papa provenisse da un continente diverso dall’Europa o dall’America. La Chiesa cattolica è per tutto il mondo», ha detto lui, che già era tra i papabili nomi che circolavano durante il Conclave che 12 anni fa elesse Bergoglio.

«Sarebbe divertente avere un papa svedese, ma penso che sia piuttosto improbabile. Molto improbabile», ha detto invece Anders Arborelius, il cardinale svedese 75enne considerato da alcuni nella rosa dei potenziali favoriti per la successione a papa Francesco, all’emittente pubblica svedese Svt. È il primo vescovo cattolico svedese dopo la Riforma protestante, avvenuta più di 500 anni fa: è stato nominato primo cardinale del Paese scandinavo nel 2017.

Il caso Becciu

C’è poi il caso del cardinale Angelo Becciu, rimosso nel 2020 da papa Francesco da ogni incarico curiale e apparentemente escluso dal Conclave, che rivendica oggi il diritto a parteciparvi, sostenendo che non vi sia mai stata una sua formale estromissione né una rinuncia scritta. La sua posizione sarà valutata dalla congregazione generale dei cardinali, ma la sua presenza potrebbe destabilizzare gli equilibri interni, specie tra i settori meno allineati con la linea di papa Bergoglio.

Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per reati legati alla gestione dei fondi vaticani, attende l’appello in autunno. Se ammesso al voto, il numero dei cardinali elettori salirebbe da 135 a 136.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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