Clonavano carte carburante e rivendevano gasolio rubato: 27 misure cautelari, anche a Brescia

Per i carabinieri di Trento il giro di affari dell’associazione a delinquere permetteva ai vertici di guadagnare anche 15mila euro netti alla settimana
Un distributore di carburante (foto d'archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un distributore di carburante (foto d'archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un giro di affari che consentiva ai vertici di guadagnare anche 15mila euro netti alla settimana, composto da 27 persone, di cui sei figure apicali, otto soggetti intermedi e 13 ricettori di schede clonate e carburante a basso costo consapevoli della sua provenienza illecita.

Sono i numeri dell’«Operazione Fuel», portata avanti dai carabinieri della sezione pg di Trento e dal nucleo operativo della compagnia di Cavalese, che, aiutati dagli organi collaterali esteri, dalle prime ore di questa mattina hanno eseguito di 27 misure cautelari nelle province di Trento, Brescia e Reggio Emilia, oltre che in Spagna e in Romania, nei confronti di altrettanti soggetti di una associazione per delinquere a carattere transnazionale che aveva come scopo la clonazione di carte carburante (le fuel card), di furti massivi di carburanti e di introduzione all’interno di sistemi di pagamento informatico dei distributori appartenenti a società petrolifere partecipate dallo Stato e controllate dal Mef.

Si è inoltre proceduto con un sequestro preventivo dei beni per l’equivalente di oltre 150mila euro. «L’indagine è partita con una querela presentata l’anno scorso da Enilive spa, che cura la distribuzione su tutto il territorio nazionale. Molte aziende avevano un numero di prelievi enorme rispetto alla loro routine. Da questa querela abbiamo identificato un numero di distributori concentrati a Trento, Mezzocorona e Lavis, dove venivano effettuate erogazioni sospette. Siamo riusciti così a identificare una serie di soggetti e poi ricostruire il gruppo e la piramide», ha spiegato il responsabile della sezione pg di Trento Christian Spagnolo in conferenza stampa nella sede del comando dell'Arma dei carabinieri di Trento.

Dopo l’installazione di sofisticati sistemi di lettura schede, i dati carpiti dalle tessere venivano riversati in altre tessere creando più schede clone, poi rivendute dall’organizzazione oppure utilizzate dagli stessi sodali per effettuare prelievi massivi di carburante. Il carburante veniva trasportato e stoccato senza nessuna misura di sicurezza, tramite furgoni presi a noleggio. Il gruppo vendeva Fuel card clonate di vario taglio dai 100 euro ai 2.000 a diversi clienti. L’organizzazione si occupava anche della vendita diretta del gasolio prelevato indebitamente, che veniva riversato in uno o più dei big tank da 1.000 litri stivati in anonimi furgoni, poi stoccati in un magazzino a Lavis, usato come base logistica, o presso aziende di imprenditori compiacenti, ottenendo carburante a prezzo al ribasso. Il prezzo di vendita del carburante era stato fissato per gasolio e benzina a un euro al litro.

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