CronacaGarda

Chi dice sì, chi dice no: il depuratore del Garda divide le opinioni

Enrico Giustacchini
Riguardo al nuovo sistema di depurazione fognaria c’è chi chiede il depuratore il prima possibile, ma allo stesso tempo si rafforza il fronte dei no
Mariastella Gelmini, presidente della Comunità del Garda - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Mariastella Gelmini, presidente della Comunità del Garda - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un appello al Governo perché il depuratore si faccia quanto prima e ne venga garantita la copertura finanziaria. Lo ha consegnato a Matteo Salvini, nei giorni scorsi, Mariastella Gelmini, presidente della Comunità del Garda, accompagnato da un promemoria che ripercorre l’iter del progetto e ribadisce le posizioni dei suoi sostenitori.

Sindaci e sindache a favore

«I sindaci gardesani – vi si legge – ritengono quest’opera prioritaria, considerata la valenza del corpo idrico del Benaco quale riserva strategica per l’uso potabile». Nella nota si riafferma «l’urgenza della riqualificazione del sistema di depurazione, in quanto il pericolo potenziale esiste ed è attuale, anche alla luce della sismicità del territorio. Il lento ricambio delle acque lacustri impone di non creare situazioni di rischio di inquinamento, legato alla presenza della condotta sublacuale Maderno-Torri del Benaco e delle altre ad essa connesse. Proprio per tali motivi, i docenti incaricati dal Ministero hanno posto come condizione fondamentale la soppressione delle sublacuali ed escluso il lago come corpo recettore delle acque reflue».

Gelmini ricorda che, mentre nel Veronese le opere di collettazione sono già iniziate, per la parte bresciana si attende, entro dicembre, il progetto definitivo, così da poter avviare i lavori nel 2025. «I cento milioni di euro erogati dal Ministero dell’Ambiente non sono però sufficienti – sottolinea la presidente della Comunità del Garda –. È necessario reperire ulteriori risorse, stimate in 150/180 milioni. Prossimamente – conclude – sarà convocata la Cabina di regia. Servono ora un’accelerazione e un preciso impegno economico e finanziario del Governo».

I lavori: dagli otto ai dieci anni

Sarà difficile, peraltro, non fare i conti con la forte opposizione dei Comuni del Chiese alla decisione di ubicare i futuri collettori sulle rive del fiume, a Gavardo e a Montichiari. «La Comunità del Garda non è mai entrata nel merito della scelta – rimarca il segretario generale Pierlucio Ceresa –. Scelta che è stata presa da esperti, valutandola come la migliore fra le sei che erano state ipotizzate. Sulla vicenda non si registra del resto un’opinione univoca neppure a livello politico, dato che i partiti hanno assunto posizioni diverse a seconda del territorio di riferimento. Quel che è certo – prosegue Ceresa – è che la politica, ora, debba decidere. Realizzare l’opera richiederà dagli otto ai dieci anni di tempo. Non mancheranno dunque le opportunità di effettuare miglioramenti: e non va trascurato il fatto che i Comuni benacensi abbiano già stabilito di destinare ai territori che ospiteranno gli impianti, a titolo di compensazione, una quota significativa delle entrate derivate dall’imposta di soggiorno».

I contrari

Si rafforza però anche il fronte dei Comuni che dicono «no» al progetto. Un incontro dei sindaci dell’asta del Chiese ha visto infatti l’adesione all’accordo, finalizzato a sostenere una battaglia unitaria, di Calcinato, Carpenedolo, Idro, Villanuova e Visano, che si aggiungono a Bagnolo, Bedizzole, Calvagese, Calvisano, Muscoline, Paitone, Prevalle, Remedello, Vallio Terme, oltre naturalmente a Gavardo e a Montichiari, sedi indicate dei futuri impianti, e con il sostegno della Comunità montana di Vallesabbia.

«È con soddisfazione che registriamo come intorno alle nostre rivendicazioni si crei una condivisione sempre più ampia e convinta, dall’alta valle fino alla pianura. Ciò renderà ancora più incisiva la voce delle amministrazioni locali in difesa del bacino del Chiese» commenta il sindaco di Gavardo Daniele Comaglio. Nel corso dell’incontro, tenutosi a Bedizzole, è stato ribadito come «non vi sia alcuna contrarietà alle iniziative volte alla depurazione dei reflui dei Comuni gardesani, per le quali auspichiamo anzi un cambio di passo. Siamo contrari, invece, allo scarico delle acque nel nostro fiume, alle imposizioni calate dall’alto, all’assoluta mancanza di una valutazione ambientale strategica, all’attuale assenza di copertura economica che finirebbe per gravare sulle spalle dei cittadini. Il tutto per realizzare un’opera tanto faraonica quanto ambientalmente e tecnicamente sbagliata».

L’incontro con il prefetto

Questa settimana una delegazione dei sindaci sarà ricevuta dal nuovo commissario straordinario, il prefetto Andrea Polichetti. «Gli riferiremo le nostre preoccupazioni, unite a quelle della gente che rappresentiamo – spiegano –. Con la correttezza istituzionale che ci ha sempre contraddistinto, porteremo inoltre alla sua attenzione il testo dell’esposto alla Corte dei conti che abbiamo approntato, nell’ambito delle azioni promosse a tutela del territorio, dell’ecosistema fluviale e della qualità della vita».

Nei giorni scorsi, un assist al fronte del no all’attuale progetto è arrivato dalla Commissione ambiente di Regione Lombardia, dove si è discussa una mozione su questo tema. Il relatore di maggioranza Giorgio Bontempi ha invitato al rispetto della convenzione operativa del 2017, che prevedeva nel Bresciano un solo depuratore, e non due. Inopportuna, ha sottolineato inoltre Bontempi, la nomina del commissario, poiché i territori interessati avevano già individuato il sito in cui realizzare il collettore, ossia a Esenta di Lonato».

Anche alla luce di tale intervento, i comitati Gaia, La Roccia e Visano respira hanno chiesto «a chi ne ha il potere, commissario straordinario in primis, di bloccare ogni ulteriore passo procedurale relativo alla redazione del progetto definitivo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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