Chi aspetta e chi decide di andare all’estero: tutti si sentono esclusi

Nada El Khattab
Con la nuova proposta di riforma, sono circa 300mila gli studenti stranieri che, a livello nazionale, avrebbero diritto a diventare cittadini italiani
Sono molti gli studenti senza cittadinanza italiana che frequentano le nostre scuole © www.giornaledibrescia.it
Sono molti gli studenti senza cittadinanza italiana che frequentano le nostre scuole © www.giornaledibrescia.it
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Con la nuova proposta di riforma, sono circa 300mila gli studenti stranieri che, a livello nazionale, avrebbero diritto a diventare cittadini italiani.

Oussama Tijani viene dal Marocco, ha 23 anni ed è in Italia da quando ne aveva quattro. «Lo Ius scholae sarebbe un riconoscimento coerente con il percorso culturale e scolastico compiuto. La scuola svolge un ruolo importante nel processo di integrazione. È nelle aule scolastiche che impariamo a conoscere i valori italiani e a sentirci parte di una comunità più ampia».

Oussama studia ingegneria meccanica all’Università degli Studi di Brescia ed è presidente dell’Associazione studenti musulmani di Brescia (Asmb): «Per noi, l’Italia non è solo il Paese in cui vivere, ma è anche la nostra casa. Negarci la cittadinanza significa ignorare il percorso di vita che abbiamo compiuto e il contributo che già offriamo alla società».

«È ingiusto vivere in un paese da 17 anni, avere determinate opinioni e non poterle esprimere». Così si confida Abdelfettah Abdelaziz, 19enne egiziano di Brescia. «Mi sento escluso dalla mia comunità. Vorrei poter dire la mia attraverso il voto e migliorare la mia città, ma non posso».

Ad oggi, sono molti gli studenti senza cittadinanza italiana che frequentano le nostre scuole. Secondi i dati del Ministero dell’istruzione, nell’anno scolastico 2019/2020, gli alunni con cittadinanza straniera dalla scuola dell’infanzia alla secondaria erano 876.801, pari al 10% della popolazione scolastica. «Questa riforma di legge – continua Abdelfettah – ridurrebbe non solo i tempi di attesa ma faciliterebbe anche la burocrazia e diminuirebbe i costi».

Tra chi non ha la cittadinanza, c’è chi è stanco di aspettare e ha deciso di fuggire all’estero. «Sono arrivata in Italia quando avevo sei anni, oggi ne ho 19. Sono tredici anni che aspetto un pezzo di carta». A parlare è Maimouna Mbow, originaria del Senegal e attualmente residente a Gambara.

«Mi sono sempre sentita diversa rispetto ai miei compagni di classe. Questa nuova riforma permetterebbe un grande balzo in avanti, ma dubito venga approvata. In Italia c’è spesso la tendenza di respingere ogni forma di integrazione culturale». Il futuro, la diciannovenne, lo vede all’estero. «Qui c’è ancora una mentalità troppo chiusa. Andrò in Francia, a Lione, dove sento più inclusione a livello umano e politico».

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